36. "Vergogna e solitudine"

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<<Hai fatto sesso con Jonathan Thompson!>> sibilò la sua amica, le labbra spalancate per la sorpresa mentre consegnava i fogli bianchi ai bambini che, ignari di quel che le usciva dalla bocca, la ringraziavano gioiosi.

<<Smettila Sam!>> sbottò Isabella, per poi sorridere ai bambini a cui stava porgendo i pennarelli colorati.

<<Certo che non starò zitta!>> ribattè la sua migliore amica, sottovoce, facendola sbuffare esasperata e pentita di averle raccontato la sua notte di sesso con Jonathan, per non parlare del particolare ed eccitante risveglio con cui lui l'aveva accolta quel mattino.

Schiarendosi la voce, scacciò via quei pensieri per niente consoni all'ambiente in cui si trovava, e fulminò con lo sguardo la sua amica che non aveva smesso di ridere da ormai venti minuti.

<<Almeno dimmi se è bravo. Ce l'ha grande?>> domandò sottovoce, facendola strozzare con la sua stessa saliva e cadere tutti i barattoli di colori che teneva tra le mani. Osservò i pennarelli rotolare per terra e sbuffò esasperata quando Sam ridacchiò divertita.

Chinandosi a raccogliere i colori, sperò che nessuno avesse sentito le parole della sua amica.

<<Sam, smettila o è l'ultima volta che ti racconto qualcosa>> sibilò, nascondendo il suo divertimento dietro all'espressione infastidita che non fece altro che aumentare la risata della ragazza.

<<Ho bisogno di dettagli succulenti. Non ci credo che, in meno di due settimane, tu abbia già una vita sessuale più attiva della mia>> sbuffò divertita, allontanandosi subito quando Isabella cercò di colpirla con un pennarello.

Scuotendo la testa, consegnò gli ultimi colori ai bambini per poi dirigersi verso la cattedra dove Cassandra stava incollando tutti i disegni in un grande cartellone arancione.

L'aiutò, riempiendo la sua mente con le battute divertenti di Cassandra, con le risate dei bambini e con le frasi sconce della sua amica per le seguenti due ore finché non giunse il momento, per i loro piccoli alunni, l'ora della pausa pranzo in cui tornavano a casa per poi recarsi nuovamente a scuola per le attività pomeridiane.

<<Sto morendo di fame, se i ragazzi non ci portano subito il pranzo può capitare che dia un morso al banco>> borbottò Cassandra, alzando gli occhi verso il soffitto e tenendosi lo stomaco che brontolò.

Isabella, che passava la scopa sul pavimento della grande e spaziosa stanza, sorrise nel momento stesso in cui il rumore di un auto attirò la loro attenzione.

<<Cibo!>> gridò Cassandra, sollevandosi in piedi e correndo verso l'uscita dell'edificio, sotto allo sguardo divertito delle ragazze e di Tayson che, scuotendo la testa, la seguì togliendosi il suo fidato cappellino da baseball.

Alcuni minuti dopo, Nick e Diego, seguiti dal tirapiedi del Signor Thompson, comparvero nella stanza con alcuni sacchetti di cibo d'asporto tra le mani.

Gli occhi verdi di Isabella, nonostante lo stomaco brontolante, si concentrarono sulla figura alta che comparve dietro a Nathan, e subito uno sciame di farfalle si risvegliò nel suo ventre.

Incrociò i suoi occhi scuri, e immagini della notte passata con lui le sfiorarono la mente, facendole scaldare il petto e le guance. Non era solita ad arrossire, eppure lui riusciva a farla sentire come una giovane fanciulla liceale.

Scrutò il suo sguardo scurirsi e le sue labbra, piene e morbide, stendersi in un piccolo e appena visibile sorriso, dedicato solo ed unicamente a lei che, schiarendosi la voce, lasciò la scopa contro il muro e si avvicinò al gruppo che si stava dividendo i sandwich.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora