61."Un addio nostalgico, e coccole tra le nuvole

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Sbadigliò rumorosamente, e con le braccia stanche, e gli occhi che a malapena si aprivano, si raccolse i capelli in una coda alta.

<<Stai facendo venire sonno anche a me>> mormorò una voce profonda, proveniente dall'altro lato della stanza, mentre lei si rannicchiava nel divano morbido e appoggiava la testa contro il bracciolo.

<<Come fai ad essere così attivo, alle quattro di mattina, dopo due ore di sonno?>> farfugliò Isabella, osservandolo, con sguardo pigro, muoversi per la stanza e raccogliere tutti i loro ultimi oggetti personali, che ancora non erano stati infilati in valigia.

Lei era troppo stanca, anche solo per muoversi, e si era limitata a sciaquarsi il viso, lavarsi i denti, vestirsi e tornare a coricarsi in un angolino del sofà.

Avrebbe dovuto finire di riorganizzare le sue cose, ma quando Jonathan le aveva ordinato di andare a stendersi, mentre lui le sistemava i vestiti nella grande valigia, non poté rifiutare.

<<Ci aspettano dieci ore d'aereo, dormirò più tardi>> rispose lui, calmo, infilandosi l'orologio firmato al polso, e lanciandole un'occhiata di sottecchi.

<<Non sei umano>> borbottò lei, sforzandosi per non chiudere gli occhi.

Erano tornati dalla festa d'addio verso le undici di sera, dopo aver dovuto sistemare la scuola, e l'intero giardino. Poi, i volontari e alcuni ragazzi dello staff, avevano deciso di riunirsi in giardino e passare la loro ultima notte in compagnia, raccontando i momenti migliori, quelli più divertenti e quelli che più sarebbero mancati loro.

Avevano riso, scherzato e bevuto della birra scadente fino a quasi le due di mattina, nonostante avessero il volo alle sei, e dovessero svegliarsi alle quattro per essere in aeroporto alle cinque.

<<Pensa se fossimo entrambi assonnati e stanchi come te, dolcezza? In questo momento staremmo ancora a dormire profondamente>> replicò Jonathan, facendole aprire gli occhi per guardarlo male.

Ma era impossibile, anche solo fingere dispetto, quando lui la guardava con il sorrisetto che le dedicava.

Era piccolo, breve e appena accennato, ma a lei faceva tremare il cuore.

Quando qualcuno bussò alla porta, interrompendo il loro contatto visivo e quel momento intimo, lei si sedette composta e lanciò un'occhiata all'uscio.

<<Siete nudi e in qualche posizione compromettente, o posso entrare segna rimanere segnato a vita?>> domandò una voce maschile, facendo alzare gli occhi al cielo a Isabella.

<<Entra pure>> rispose Jonathan, mettendosi davanti allo specchio dell'armadio e chiudendo i bottoni della camicia bianca inamidata, mentre il suo migliore amico spalancava la porta e varcava l'ingresso.

<<Buongiorno, fiorellini>> mormorò, reggendo tra le mani una tazza bianca, e con un'espressione fresca e riposata, come se avesse dormito otto ore di fila.

Lo invidiava, non c'era dubbio.

<<Pessima cera, Isabella. Il mio amico ti ha tenuta sveglia tutta la notte?>> domandò, lanciandole un'occhiata divertita, a cui lei ricambiò con una smorfia.

<<Non te lo consiglio, Nathan>> mormorò Jonathan, avvicinandosi alla sua scrivania, ormai vuota in cui era posato solo il suo mcbook, che chiuse per poi infilare nella borsa.

<<Stamattina sembra pronta a mordere chiunque>> disse, lanciandole un'occhiata, alla quale lei sospirò, alzandosi dal divano e stiracchiandosi.

<<I due migliori amici, poco umani, si stanno schierando contro di me e non resta che scappare, prima di mordere davvero qualcuno di voi>> borbottò Isabella, lanciando un'occhiata significativa a Jonathan, che la osservò con gli occhi socchiusi.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora