9. "Sei meravigliosa..."

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Si rigirò nel letto inquieta per l'ennesima volta in meno di trenta minuti per poi sbuffare, sottovoce, e guardare il soffitto bianco sopra di lei mentre la luna, alta nel cielo, lasciava entrare nella stanza solo uno spicchio di luce naturale.

I respiri profondi delle sue compagne di stanza, l'accompagnavano riempendole le orecchie, e nonostante la stanchezza, fisica e mentale, i suoi occhi non volevano saperne di chiudersi.

Erano forse il letto e la stanza a lei ancora estranei a renderle impossibile assopirsi o i suoi pensieri affollati che riempivano la sua mente?

Sospirando, si sedette appoggiandosi alla testiera e osservando il cielo scuro fuori dalla finestra mentre si portava le ginocchia al petto e posava il mento su di esse.

I suoi colleghi, erano crollati poco dopo la cena e ognuno di loro si era rintanato nella propria stanza sprofondando nel sonno e nella stanchezza che numerose ore di volo creavano, mentre lei, nonostante avesse letto trenta pagina del nuovo libro, non riusciva a chiudere gli occhi e abbandonarsi al sonno.

Alzandosi dal letto e infilandosi le ciabatte, afferrò il suo ebook, appoggiato sul comodino, e passando accanto alla scrivania prese al volo la felpa nera della sua amica per poi camminare in punta di piedi fuori dalla stanza.

Attraversò lentamente il corridoio buio e silenzioso, guidata dalla luce proveniente dal soggiorno, e passò per la cucina, diretta verso la porta in vetro che indirizzava al giardino illuminato dalle diverse lanterne del portico.

Tenendosi sotto braccio il suo ebook, lentamente girò la serratura della porta, per poi spalancarla e richiudersela alle spalle.

Il silenzio tombale erano l'unico suono udibile, e mentre scendeva i pochi scalini che la dividevano dall'erba del giardino, si accorse delle spalle ampie dell'uomo seduto nei divanetti al centro del patio.

I suoi occhi verdi si spalancarono mentre le sue gambe si bloccavano sull'ultimo scalino.

Era pronta a fare dietro front con uno scattò veloce che avrebbe fatto invidia a una iena, ma quando la testa del signor Thomspon si mosse impercettibilmente, segno che si fosse accorto di un movimento estraneo alle sue spalle, Isabella avrebbe voluto sprofondare sotto terra.

Così, schiarendosi la voce, scese l'ultimo gradino per poi stringersi con forza nella felpa e camminare lentamente verso i divanetti da giardino.

Senza mai staccare lo sguardo dall'erba finta che le pizzicava i piedi, prese posto nella poltroncina opposta al divano, e quindi davanti a lui.

Il silenzio più assoluto, misto alla soggezione e all'imbarazzo di Isabella, galleggiava tra di loro in quella notte fonda.

Con le gambe piegate sotto al corpo e la felpa extralarge a coprirle persino le mani, accese il suo ebook schiarendosi la voce con finta indifferenza.

Ma i suoi occhi verdi, non poterono che lanciare occhiate all'uomo sexy e affascinante, seduto a pochi metri da lei.

Teneva sulle gambe il suo mcbook grigio mentre sul tavolino, che li divideva, erano appoggiati alcuni plicò colorati e una tazza bianca. Il suo sguardo si soffermò sul suo abbigliamento, dei pantaloni grigi della tuta e una maglietta nera aderente a maniche corte, per poi posarsi sul suo volto.

E quella fu realmente una pessima idea, perché i suoi occhi scuri la stavano osservando aumentando di gran lunga il suo imbarazzo.

Penetrante, imperturbabile e invadente.

Così avrebbe potuto descrivere quello sguardo che la riscaldava e risvegliava la scintilla, che per anni lei, aveva tenuto a bada.

Isabella, sentendosi intimidita da quegli occhi, spostò lo sguardo sul giardino attorno a lei e immediatamente la sua attenzione venne attirata dall'aiuola a alcuni metri di distanza.

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