52."Piccoli dettagli"

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Odiava vivere. Lo odiava con tutta se stessa.

Quelle parole, sussurrate con tormento e sconfitta, dalle dolci labbra di Isabella, si ripetevano nella sua mente da ormai due giorni.

Le sentiva nelle sue orecchie ogni qualvolta il suo sguardo si posava su di lei, e quando i suoi pensieri correvano a quella ragazza, i cui occhi verdi nascondevano più di quanto Jonathan poteva immaginare, più di quanto avrebbe potuto supporre.

E con quelle parole, una nuova emozione si era stanziata nel petto di Jonathan, così vicina al suo cuore che lo sentiva stringersi ogni volta che lui era accanto a Isabella. Era come se la vicinanza di lei, gli creasse un vuoto capace di fargli sprofondare quell'organo traditore nel petto.

La sua mente rimaneva lucida, vigile e razionale, mentre il suo cuore perdeva ogni briciolo di ragione. Batteva, fremeva e tremava per conto suo, rendendo il suo petto una confusione di emozioni, un mix di nuove sensazione che lo facevano rabbrividire.

Sospirò, incrociando le braccia al petto, e continuò ad osservare la figura dall'altra parte del grande cortile, con gli occhi attenti che scrutavano ogni gesto e movimento della ragazza inginocchiata a terra e impegnata su una delle tante aiuole che avevano installato nel giardino della scuola.

Quando il suo amico si avvicinò a lui, accendendosi una sigaretta mentre si appoggiava al fuoristrada, proprio accanto a Jonathan, quest'ultimo spostò la sua attenzione su Nathan, la quale attenzione era fissa su Isabella, ignara dei due uomini che la guardavano.

<<Pensavo volessi smettere di fumare>> mormorò Jonathan, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans scuri e tornando a guardare Isabella che, indisturbata, piantava alcuni fiori che quel mattino avevano comprato.

Aveva intenzione di rendere quel giardino magico, regalare ai bambini un posto in cui sentirsi come una favola, dove dimenticare i problemi e riempire la loro mente con colori accessi dei fiori.

Gliel'aveva detto una sera, mentre teneva la testa appoggiata contro il suo petto e gli parlava a voce bassa, rilassandolo, calmandolo e facendolo addormentare lentamente fino sprofondando nel sonno più tranquillo della sua vita.

Quando si era svegliato il mattino dopo, si era convinto che, il modo in cui aveva dormito, fosse dovuto alla stanchezza di quei giorni. Non riusciva ad ammettere, nemmeno a se stesso, che la sua calma interiore era dovuta solo a quella ragazza, che portava serenità nella sua mente e nei suoi pensieri, ed eliminava i suoi problemi.

<<E io pensavo che volessi chiudere con lei. Ma entrambi ci poniamo obbiettivi, che sappiamo non riusciremo mai a raggiungere>> borbottò Nathan, destandolo dai suoi pensieri e facendogli ricordare la sua affermazione.

Si limitò a ruotare gli occhi al cielo, non volendo continuare quella discussione perché, dentro di lui, sapeva che il suo amico avrebbe vinto a mani basse.

Nell'ultimo periodo, da quando l'aveva conosciuta, aveva iniziato a perdere di vista gli obbiettivi che si prefissava, e che riguardavano lei.

E questo dovrebbe destabilizzarlo, renderlo frustrato tanto da detestare quella ragazza che gli impediva di ragionare in modo razionale, ma sarebbe stato un grande bugiardo se non avesse ammesso che, quando si trattava di lei, un po' gli piaceva non seguire i suoi obiettivi, lasciarseli alle spalle e rincorrere il destino.

<<Non hai intenzione di raccontarmi cos'è successo?>> domandò Nathan, attirando nuovamente la sua attenzione. I suoi occhi scuri, si distolsero dalla figura della ragazza, e si posarono sul terreno coperto d'erba. Ricordava che, il primo giorno che erano giunti ai piedi di questa scuola, non vi era nemmeno un ricciolo d'erba a coprire l'intero giardino. Solo terreno arido dove, in alcuni punti, si erano accumulate piante selvagge, che portavano al fitto bosco che circondava la struttura.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora