39. "Cicatrici"

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Le tremavano le mani mentre Jonathan la guidava verso il piano di sopra e quindi nella sua grande e spaziosa stanza.

Il cuore tamburellava così forte che non l'aveva mai percepito così ferocemente. La paura, il terrore e l'agitazione le scorrevano dalla colonna vertebrale alle gambe, facendole piantare i piedi con forza, ad ogni passo, per evitare di barcollare.

La sua mano intrecciata a quella di Jonathan, calda, ruvida e avvolgente, sudava e tremava nonostante la presa sicura di lui.

Non si era mai sentita così, come se da un momento all'altro potesse cedere a terra troppo opressa dalle emozioni che provava. Si sentiva soffocare, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime e il sangue affluiva dal suo volto, rendendo le guance pallide e le labbra screpolate.

Aprendo la porta della sua stanza, Jonathan le concesse il permesso di entrare prima di lui, per poi chiudere la porta alle loro spalle in un gesto appena udibile. Come se, un rumore particolarmente brusco, potesse spezzare in due isabella che, stringendo con forza la sua maglietta, respirava profondamente dal naso e dalla bocca.

Jonathan era proprio dietro di lei. Non lo vedeva, ma riusciva a percepire i suoi occhi scuri e intesi fissi e attenti su di lei. Non la stava toccando, si limitava ad osservarla in attesa di qualunque reazione, eppure era come se riuscisse a sentire le sue dita, lunghe ed affusolate, sfiorarle la pelle in una tenera, delicata e confortevole carezza.

Voltandosi lentamente verso di lui, Isabella si sentì percorrere da un brivido quando incrociò il suo sguardo addolcito e privo di qualsiasi indifferenza le avesse riservato pochi istanti prima. Quel cipiglio profondo aveva smesso di aggrottargli la fronte e le sopracciglia, distendendo il suo bello ed affascinante volto in un'espressione piena d'attesa, delicatezza e preoccupazione.

<<Dolcezza, che succede?>> domandò sottovoce, facendo alcuni passi verso di lei fino a circondarle il volto con le sue mani eleganti. La scrutò con attenzione e preoccupazione, inclinandole il capo verso l'alto per poter incrociare i suoi occhi verdi, intrisi di terrore, e facendo scorrere il pollice sugli zigomi, sulla mascella e sul contorno delle labbra morbide e socchiuse di Isabella.

Deglutì quel sapore amaro che le intingeva la gola e le papille gustative, per poi scostarsi dal suo tocco e sollevare la maglietta sullo stomaco fino a sfilarla dal suo corpo e restare con un semplice reggiseno bianco dai bordi in pizzo sottile.

Isabella guardava gli occhi scuri di Jonathan osservarla confusi e lussuriosi, mentre quel peso soffocante che aveva sulla bocca dello stomaco, la faceva sprofondare.

Fece scorrere le dita sulla schiena e sganciò il reggiseno, approfondendo il cipiglio di Jonathan il quale non le staccava gli occhi nemmeno per un istante, come se avesse smesso di sbattere le palpebre per non perdersi nemmeno un espressione di dolore e un movimento di Isabella.

E fu quando il reggiseno cadde a terra ai suoi piedi, e la sua vista si offuscò dalle lacrime che le riempiono gli occhi, che lei si voltò dandogli le spalle.

Anni di dolore e mesi di prigionia riempivano la sua pelle candida e bianca.

Quella pelle che, un tempo liscia e morbida come quella di un bambino, ebbe la sfortuna d'incontrare un paio di mani rozze, ruvide e aggressive.

Quel corpo che, esile e atletico, fu schiavo d'abusi ed una violenza che, mai nella vita, lei avrebbe potuto immaginare, nemmeno con la fantasia più fervida e sadica.

Quegli abusi a cui il suo corpo, con il passare dei mesi, si era abituato fino a diventare una carcassa d'umano. Fino a lasciare nient'altro che segni indelebili nelle parti non visibili ad occhi estranei. Segni che lei, nemmeno con le docce più massacranti, dove si strofinava la pelle fino a ferirsi d'un dolore che lei ormai ignorava, era riuscita ad eliminare. Segni che non era mai riuscita a lavare via con l'acqua bollente e con i bagni lunghi, nemmeno con gli anni ci era riuscita a cancellarli dal suo corpo.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora