Capitolo 31

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Arriviamo con un leggero ritardo al giapponese, dove ci stavano aspettando tutti.
"Finalmente!"
Ci urla Gianmarco.
"C'era traffico!"
Si scusa Valerio.
"Immaginavo"
"Entriamo?"
Gli chiedo.
"Ovviamente"
Peia era in disparte ed ogni volta guardava il cellulare per sperare in una sua chiamata.
Entriamo dentro e ci fanno accomodare in fondo al locale.
"Quanti siamo?"
"In dieci"
"Ma siamo in nove"
"Ho mandato alcuni messaggi a Tancredi per dirglielo, ma non mi ha risposto"
"Ah..."
Adesso che potevo fare?
"Tu, sai per caso dov'è?"
Mi chiede Lele, un po' preoccupato.
"No"
Rispondo in modo secco.
"Avete litigato?"
"No"
"Allora perché?"
"Basta!!!"
Mi metto a sedere.
"Ma non è da lui, non rispondere per un po' di giorni! Non sai quante volte l'ho chiamato...."
"Possiamo ordinare?"
Evito il discorso.
"Lucia, mi ascolti?"
Faccio finta di nulla.
"Allora cosa ci devi dire?"
Chiedo a Gianmarco, mentre guardava il menù con Marta.
"Sarebbe stato bello, se ci fosse stato anche Tancredi! Anche perché è parte della nostra famiglia"
"Quindi non dici nulla?"
Chiedo un po' agitata.
Valerio vedendomi così, mi prende la mano sotto al tavolo e mi fa capire che forse era il caso di parlare.
"Lucia, che succede?"
Mi chiede Marta.
"Sì è vero, sei strana..."
Incalza anche Zoe.
"Che avete stasera? C'è l'avete tutti con me?"
Mi stavo sentendo in ansia.
"No..."
"Forse non dovevo venire a mangiare con voi..."
Mi alzo dal tavolo, prendendo il giubbotto e me ne vado.
Sento tutti farfugliare, chiedendosi come mai della mia reazione.
Perché aveva lasciato questo compito a me?
Perché non a Peia o a qualcun altro? Perché proprio a me!???
Sapeva che sono una ragazza piena di insicurezze, che sono timida e che non riesco a dire quello che provo, figuriamoci una faccenda così grossa...non ci riesco!
Forse aveva ragione Valerio a dire che anche se ne era andato lontano, ci faceva soffrire ugualmente...forse era un altro suo piano.
Rimango fuori al freddo per alcuni minuti, quando non vedo uscire Peia.
"Ti sei dimenticata la borsa"
"Grazie..."
Rimaniamo in silenzio.
"Gliel'hai detto?"
"No..."
Abbassa lo sguardo.
"Io non riesco....
Anche perché se gli faccio leggere il messaggio se la prenderanno con me"
"Cioè?"
"Perché non ho risposto quella sera a quelle quattro chiamate...
È sempre colpa mia, qualunque cosa io faccio!"
Mi asciugo le lacrime con la manica del giubbotto.
"A me ha detto l'aereoporto sbagliato...quindi secondo me l'ha fatto solo apposta"
"Dici?"
"Sí..."
"Chissà in che posto si trova in questo momento..."
"Già..."
Peia si appoggia sulla mia spalla.
"Adesso basta piangere...vado a dirglielo! Ha diritto di saperlo"
Ma appena mi giro, me lo trovo davanti a me.
"Che cosa mi devi dire? Chi se n'è andato?..."
"Lele..."
Dovevo trovare un modo per non farlo stare male...anche se non cambiava più di tanto.
"Lele, ti devo dire che..."
Ma Peia mi blocca.
"In realtà è triste, perché un nostro amico in comune, se ne è andato via senza dire nulla!"
"E perché me lo doveva dire?"
"Perché pensava che tu fossi preoccupata per lei..."
"Ah...capisco"
"Adesso, andiamo a mangiare e a sentire cosa ci deve dire Gianmarco"
Peia mi sorride e insieme a Lele rientriamo dentro.
Perché aveva fatto così? Non stavo capendo.

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