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A/N: Attenzione: flashback!
Non saltatelo, è un punto fondamentale della storia!

CAPITOLO TRENTUNO
«Aiutami»

"Non possiamo continuare a farlo, Jaemin... mi dispiace" Quelle parole pronunciate proprio dal ragazzo con cui aveva speso anni della sua vita in una storia romantica segreta lo stavano sgretolando lentamente dall'interno.

Ancora a distanza di un anno, quando il loro compagno Donghyuk era sparito, quella frase continuava a perseguitare costantemente Jaemin.

Lui e Jeno avevano smesso di parlarsi completamente, si evitavano e l'unico posto in cui si trovavano era la cucina dove mangiavano assieme agli altri per non far sospettare nulla a nessuno.

Jaemin era distrutto.

Non avrebbe potuto mai odiare Jeno per averlo lasciato dopo così tanto tempo, ma non era più in grado di comportarsi come se nulla fosse successo.

Era propenso a lasciare il gruppo, tornare a Busan e ricominciare.

Solo che non ne aveva il coraggio.

Quella, l'Est, per lui era una famiglia.

Jisung lo aveva tolto dalla strada per creare il gruppo, perché aveva visto del potenziale in lui, per dargli del cibo, un letto su cui dormire, delle persone con cui parlare e ridere, ed un lavoro.

Se avesse abbandonato avrebbe dovuto spiegare il motivo per cui sarebbe tornato a Busan e, forse, avrebbe messo nei guai anche Jeno. Non poteva farlo, non era egoista.

Era domenica, il suo giorno libero, motivo per cui aveva deciso di liberarsi da tutti quei pensieri entrando in un bar e prendendo posto ad un tavolo libero in fondo al locale.

Non aveva neanche bisogno del menù, tantoché richiamò un cameriere e prese l'ordinazione.

"Portami tre bicchieri del drink più forte che hai" disse, senza neanche guardarlo negli occhi.

"Signore, avrei bisogno di un documento-" l'uomo non ebbe nemmeno bisogno di finire la frase che Jaemin poggiò la sua carta di identità sul tavolino.

Il cameriere lesse solo il nome quando capì che stava servendo il sicario migliore di Park Jisung.

Iniziò a sudare freddo e deglutire, allentando la cravatta della divisa per l'improvvisa mancanza di aria.

"S-Subito" balbettò, correndo via, eseguendo l'ordine.

Jaemin sospirò, portando le mani sui capelli, attendendo i drink. La mente lo stava uccidendo, Jeno lo stava lentamente uccidendo.

Aveva sempre detto che l'amore rendeva deboli, quindi si maledì per essere caduto in quella illusione così bella.

Era noto ormai che tutto doveva avere una fine, perfino la loro relazione.

Avrebbe voluto gridare contro il maggiore, domandargli perché tutta la loro storia dovesse essere rimasta segreta.

Alla fine che gli importava che Jisung avesse scoperto il loro orientamento sessuale, in fondo anche Renjun e Chenle erano apertamente omosessuali.

Assolto dai pensieri non fece caso al cameriere che poggiava con mano tremante i bicchieri pieni per metà sul tavolo. Quando se ne accorse, lui non c'era più.

Sospirò, afferrando il primo bicchiere.

Inghiottì quel liquido come fosse acqua. Voleva ubriacarsi, non era lì per gustare il sapore così amaro.

PRISONER [The ONEIRATAXIA series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora