Introduzione

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INTRODUZIONE
«Ciao Sujin»

Sujin era una diciassettenne perfettamente addestrata, proveniente dalla fazione ovest, cresciuta con il pensiero della sorella, dove, in ogni momento, sarebbe potuto succedere qualsiasi cosa, motivo per cui non avrebbe dovuto sopravvalutare le sue doti.

Dalla leggiadria con cui le sue mani affrontavano quell'atto così complesso sul piccolo macchinario davanti a lei, sembrava quasi che conoscesse ogni pericolo ed ogni obbiettivo da completare per aprire il varco davanti a lei, anche se, in realtà, quella era la prima volta che maneggiava quel materiale tecnologico sotto gli occhi attenti delle guardie nazionali, che controllavano il confine ventiquattro ore su ventiquattro.

Lei era invisibile, letteralmente.

Bae Sujin faceva parte dei Vrosmi, nonché una minoranza di persone, nate, inspiegabilmente, con il dono di un super potere.

Ne esistevano pochi al mondo come lei, erano meno dell'uno percento, e, lentamente, andavano via via scomparendo a causa degli esperimenti e gli studi fatti su di loro.

Sua sorella Joohyun, conosciuta con l'acronimo Irene, leader del gruppo mafioso che governava la fazione ovest, le aveva insegnato a gestire e a lavorare con il suo potere, nonostante lei non avesse quella dote.

E adesso eccola lì, intenta a disattivare la barriera di laser per poter arrivare nel lato est.

Non poteva sbagliare.

Irene la guidava passo per passo tramite un piccolo auricolare inserito nel suo orecchio; lavoravano su quella missione da più di un anno, data in cui un socio del gruppo era stato rapito dall'est e non aveva fatto più ritorno: Kang Seulgi.

"Forza Sujin, non perdere la concentrazione, fallo per lei!" disse la sorella, motivandola.

La minore ruotò gli occhi al cielo: le avrebbe volentieri gridato di stare zitta, ma le guardie l'avrebbero sentita ed il piano sarebbe saltato.

Gli umani non erano in grado di vedere la barriera, ma i Vrosmi sì, motivo per cui solo Sujin scrutò la luce dei laser blu svanire.

Ghignò soddisfatta, dopodiché iniziò a correre il più lontano possibile dalle guardie. "Ho fatto" sussurrò lei, facendo sorridere la sorella. "Bene Sujin, ottimo" rispose incoraggiandola.

"Non sprecare le tue energie e renditi visibile, o non riuscirai ad oltrepassare il campo laser dopo" le ricordò.

La ragazza dai capelli lunghi, castani, legati in una coda alta, vestita di nero, fece quanto ordinato, rendendo visibile il suo corpo magro e tonico: le sue energie si sarebbero ricaricate fra quattro minuti, ma doveva correre o sarebbe rimasta intrappolata nella fazione ovest.

Sapeva alla perfezione quello che doveva fare e dove era diretta: non appena ebbe trovato l'edificio a lei interessato, entrò. Era abbandonato, quindi non avrebbe corso pericoli.

"Sujin, aggiornamento!" ordinò la sorella, preoccupata. "Sono nel palazzo, sto correndo verso il tetto" rispose brevemente e con voce affannata a causa del fiatone dovuto alla corsa.

"Hai tre minuti e mezzo" le ricordò.

Nella base del gruppo mafioso, Wendy, seduta proprio accanto ad Irene, era riuscita a seguire i movimenti della ragazzina, attraverso le videocamere di sicurezza della zona est, che aveva facilmente hackerato.

Controllava tutto in modo attento e perspicace, quando in una videocamera che monitorava la strada, proprio sopra al palazzo abbandonato, un ragazzo dai capelli blu scuro sparò alla telecamera, facendo perdere la connessione con uno dei sette schermi, riducendo la visibilità sulla strada.

"Irene!" gridò questa, facendo sobbalzare il capo.

"Dobbiamo abbandonare la missione, ci hanno scoperto. Tua sorella è in trappola!" spiegò con il cuore che le batteva a mille. Irene sbiancò.

"Sujin!" gridò al microfono. "Sujin-ah! Devi abbandonare la missione, subito!" l'adrenalina le scorreva nelle vene alla velocità di uno tsunami.

"Come?" ripeté la minore, non avendo capito bene.

"Dietro di te, ore sei, c'è un cecchino!" gridò.

La ragazzina si voltò, ed in pochi attimi capì che era in trappola: doveva decidere fra la morte ed una possibile vittoria.

"Unnie" sussurrò, mentre sentiva che la maggiore singhiozzava.

"Comunque vada" continuò. "Sappi che ti voglio bene" disse con un sorriso che la donna non poté vedere.

Con un sospiro, riuscì a tranquillizzarsi, decidendo di togliere l'auricolare, lanciandolo via.

"Sujin che fai?" domandò Irene, spaventata, fra le lacrime.

La castana fece qualche passo indietro prima di prendere la rincorsa e saltare, sperando di arrivare nell'altro palazzo.

Le due ragazze davanti agli schermi trattenerono il fiato, fino a che la minore non toccò con entrambe le le mani il cornicione lì presente.

La castana provò a tirarsi su con i piedi, ma quando alzò gli occhi, tutto quello che poté vedere fu una pistola puntata sulla sua faccia, impugnata da un ragazzo alto, con i capelli neri.

"Ciao Sujin" la salutò con un ghigno, prima di spararle.

"Sujin-ah!" Irene gridò a squarciagola, anche se sapeva che la sorella non l'avrebbe sentita, piangendo.

Sujin lasciò la presa dal muro, cadendo giù dalla struttura, atterrando dove il gruppo di est aveva impedito a Wendy la visuale.

Sujin lasciò la presa dal muro, cadendo giù dalla struttura, atterrando dove il gruppo di est aveva impedito a Wendy la visuale

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