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CAPITOLO DICIASSETTE
«Vorrei imparare qualcosa sul sesso»

Seoul, lato Ovest

Ore 5:13

Jisung aveva appena parcheggiato proprio davanti all'edificio del clan.

Si prese il suo tempo. Con calma ed eleganza, afferrò la sua pistola e le aggiunse il silenziatore: non avrebbe attirato l'attenzione di altri.

Non gli interessò indossare una mascherina o un cappello per nascondere il suo volto, non c'era nessuno lì nei paraggi e, anche se ci fosse stato qualcuno, sicuramente non avrebbe osato attaccarlo: Jisung era potente indipendentemente dai suoi poteri.

Uscì dall'auto, poi la chiuse.

Il piano era chiaro: avrebbe ottenuto le risposte che voleva, con le buone o con le cattive maniere.

Caricò l'arma, poi sparò alla serratura della porta, rompendola, quindi entrò in quella casa.

Non chiamò il nome di nessuno, semplicemente, seguendo anche l'istinto, cercò la ragazza per la quale era venuto.

Si ritrovò davanti l'unica porta chiusa dell'edificio e, quando poggiò la mano sulla maniglia per aprirla, udì il suono di una pistola che veniva caricata e qualche attimo dopo capì che era puntata proprio sulla nuca, punto mortale.

Poi una voce, ovviamente, femminile parlò.

"Fa anche solo un minuscolo movimento e giuro che ti sparo una volta per tutte, Park. Non sprecherò l'opportunità di combattere contro di te, proprio adesso che non hai i tuoi poteri" ringhiò lei.

Lui riconobbe subito la voce. Sorrise.

"Ah! Tu devi essere Wendy, sbaglio?" domandò, lasciandola sbigottita.

"Ad ogni modo, voglio correggerti su un piccolo particolare; ci sono due motivi per cui non lo faresti"

"Il primo è perché sai che uccidendo me, morirà anche Sujin, e so che tu non vuoi questo" sorrise.

La ragazza fu subito colpita da un forte senso di colpa: voleva lui morto, non la sorella del suo capo.

Tuttavia lei non conosceva la verità: se Jisung ed Irene sapevano che Sujin era destinata al biondino, Wendy credette che dietro all'arrivo improvviso del ragazzo ci fosse tutto un piano e che, se l'avesse ucciso, i suoi compagni avrebbero fatto la medesima cosa con la ragazzina.

Jisung approfittò di quel momento di distrazione della maggiore, quindi, con mosse abili e veloci, la disarmò, per poi catturarle il collo nell'incavo del braccio, puntandole l'arma alla tempia.

Lei deglutì.

"Ed il secondo è perché non ci riusciresti" parlò lui una volta ribaltata la situazione. 

La porta davanti a loro si aprì, rivelando la bassa, ma snella figura di Joohyun a braccia conserte, con il volto inespressivo.

"Lasciala. Sei venuto qua per me, immagino" disse.

PRISONER [The ONEIRATAXIA series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora