『
CAPITOLO SEDICI
«Si fida perché sei un frocio?»』
Park Jisung, un sicario di circa venti anni, con doti di combattimento affascinanti, una potentissima aura tetra.
Lui era nato demone nero, addestrato ad uccidere già dal suo terzo anno di età, non conosceva altro al di fuori del sangue, dei cadaveri e delle armi.
Nessuno aveva mai osato mettersi contro di lui e quelli che ci avevano provato erano andati incontro ad una sorte cruente.
Tanto potente quanto affascinante, Jisung aveva degli splendidi capelli biondi, tinti, due occhi felini, scuri, quasi privi di emozioni, la sua figura tonica e slanciata lo distinguevano dai ragazzi della sua stessa età.
Era un mistero, ciò che provava al suo interno erano segreti che solo lui conosceva. Neanche Renjun era mai riuscito a penetrare quell'oscuro mondo misterioso nella mente del suo capo, poiché quest'ultimo era talmente potente da respingergli l'accesso.
Ma anche lui, Park Jisung, aveva un lato umano: nessuno era a conoscenza di questo segreto che più proteggeva, lo avrebbe reso debole agli occhi dei nemici, quindi sarebbero stati in grado di scovare il suo punto debole.
Il ragazzo era nato da un demone nero, il padre, un Lacus, e da un'umana, la madre. Nonostante la sua immensa potenza, questa gli aveva trasmesso le emozioni più umane come la felicità, la gelosia e l'amore: esattamente, Park Jisung era in grado di amare, di essere geloso e di provare gioia.
La peculiarità di questo grande segreto era che il ragazzo non aveva mai mostrato, né ai suoi compagni, né ai suoi genitori, nessuno di questi sentimenti.
Mai lo avevano visto sorridere, né aveva mai avuto una relazione con un altra ragazza.
Tutto prima dell'arrivo di Sujin.
Da quel momento lui era cambiato: odiava le smancerie fra Jaemin e quella ragazzina, ma, da testardo geloso, non si sarebbe mai permesso di lasciarli da soli, aveva paura che quel ragazzo avrebbe potuto rovinare il loro destino da innamorati e non lo avrebbe accettato.
Nonostante ciò, rimanevano ancora troppe incognite, fra cui, la principale, il marchio sul suo polso.
Se prima si chiedeva come potesse essere possibile il cambiamento di quel simbolo, in quel momento, da quando il giorno precedente aveva visto il colore degli occhi di Sujin, da quando Renjun gli aveva parlato dei demoni Completi, aveva passato gran parte della notte a fare ricerche e finalmente aveva messo insieme i pezzi del puzzle.
Erano le sei e mezza di una domenica mattina, il giorno di riposo di tutta la squadra.
Jisung si svegliò: aveva escogitato un piano durante il suo sonno, e quello era il momento di metterlo in atto.
Si alzò dal letto facendo il minor rumore possibile per non svegliare la ragazza accanto a lui.
La ammirò per qualche attimo: amava quei suoi capelli, tagliati in modo poco professionale da lui, li adorava, per non parlare di quel corpo snello, il profumo dolce che aveva, il collo bianco, vergine: era lei il suo punto debole, il suo tallone d'Achille.
Gli venne in mente quel sogno strano e perverso che aveva fatto due notti prima e quasi si vergognò: come aveva potuto lasciare al suo assistente il pieno controllo sulla sua anima gemella?
Per distrarsi iniziò a vestirsi, indossando il suo solito completo composto da una giacca nera come i pantaloni ed una leggera camicia bianca che contrastava quei due colori così scuri.
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PRISONER [The ONEIRATAXIA series]
Fanfiction❁ཻུ۪۪A PARK JISUNG FANFICTION❁ཻུ۪۪ ❝non credo di averti detto che ho accettato la proposta di unirmi al tuo gruppetto❞ ❝allora credo proprio che dovrò ucciderti❞ Alla fine Jisung era pur sempre un leader, un demone nero. Provare dei sentimenti non...