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CAPITOLO QUATTRO
«Perché non mi hai ancora ucciso?»

Sujin aveva atteso che la porta si fosse chiusa, prima di tastare frettolosamente l'interno delle tasche, alla ricerca dei dischetti neri e blu che Seulgi aveva lasciato prima di morire, sperando che nessuno dei ragazzi glieli avesse presi mentre non era cosciente, ma, fortunatamente, erano ancora lì.

"Diamine Yangyang perché non mi rispondi" sussurrò, tastandosi frettolosamente il simbolo sul polso, illuminandolo di un rosa tenue.

Quel gesto era l'unico segreto del mondo dei demoni che lei conosceva: si trattava di un richiamo, permetteva di contattare il Protagora, ma doveva essere usato solo in casi di estrema urgenza.

"Chi è Yangyang?" domandò una voce maschile.

Sujin sobbalzò, presa, ovviamente, alla sprovvista. Quando si voltò verso la fonte del suono roco, lanciò un sospiro di sollievo.

"Chenle non farlo mai più!" esclamò, riprendendosi dallo spavento.

Il moro era seduto su una delle sedie su cui Jeno era appoggiato in precedenza. "Da quanto sei qui?" domandò lei.

"Quando Renjun è corso via improvvisamente, mi ha quasi fatto prendere un infarto, così ho approfittato della porta aperta per entrare e sedermi" spiegò con un sorriso ricco di soddisfazione.

"Hai proprio ridotto male il povero Jeno" disse con espressione dolorante. "Penso che se avesse avuto i poteri ti avrebbe ucciso" rise.

Sujin lo guardava sorridente, ma con espressione perplessa: era strano vedere uno dei suoi nemici ridere amichevolmente con lei.

"Sembri silenziosa, qualcosa non va?" domandò Chenle con un broncio.

"Perché non mi hai ancora ucciso?" chiese lei, disorientandolo.

Il moro ci mise un po' per capire dove volesse arrivare. "Lo sai Sujin, noi Invisio abbiamo delle capacità, oltre all'invisibilità, ed una di queste è il sesto senso" spiegò vagamente, catturando l'attenzione della ragazza.

"Noi siamo dei demoni bianchi, l'unica specie di questa categoria esistente, e la nostra mente sa se possiamo fidarci o meno di una creatura bianca, capisci?" domandò, ricevendo in cambio dei 'sì' silenziosi.

"E Renjun? Perché con lui avevo quella stessa sensazione che ho con te?" chiese la castana, ricordando i minuti precedenti.

"Renjun fa parte di quelle creature millenarie, i demoni d'argento, che possono studiarti, proteggerti o distruggerti" disse.

"Non conosci veramente nulla sui demoni?" domandò ridendo, ma la ragazza scosse la testa, negando. "D'accordo, d'accordo" sospirò.

"I demoni argento sono i più potenti fra tutti e sono divisi in tre gruppi: gli Scio, che sono quelli che riescono a leggerti la mente ed il tuo passato, i Protagora, ovvero i protettori, ed infine i Praedo, nonché i distruttori. I primi sono, diciamo, i buoni, mentre gli ultimi hanno lo scopo guerriero che riguarda la morte e così via"

"Gli Scio sono una via di mezzo fra demoni bianchi e neri: visto che né i Protagora, né i Praedo possono marchiare a scopo curativo, una creatura come Renjun può- aish, è così complicato!" sbuffò.

"Allora partiamo dall'inizio; i demoni neri ed i demoni bianchi sono da sempre nemici e raramente sono segnati a passare la vita insieme. Diciamo che solo i più forti sono legati, poiché dal loro potenziale nasce spesso un demone argento, altrettanto vigoroso" spiegò, gesticolando in modo frenetico.

PRISONER [The ONEIRATAXIA series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora