『
CAPITOLO QUARANTASETTE
«È nata»』
Renjun si svegliò di soprassalto, sussultando. Si era addormentato. Non ebbe il tempo di stiracchiarsi quando con lo sguardò vide che i due ragazzi sdraiati sul letto erano spariti. "Oh no" sussurrò, alzandosi in piedi. "Oh no, no, no"
L'argentato non aveva programmato questo imprevisto. Guardò sul pavimento e notò perfino l'assenza della pistola. Non doveva andare così. Secondo i piani di Renjun, Jaemin avrebbe dovuto pugnalarlo, così avrebbe visto di che demone si trattasse.
Eppure aveva sbagliato. Adesso Renjun non sapeva che tipo di Vrosmo il figlio fosse, inoltre, Jaemin era pericoloso ed armato, alla ricerca di chissà quale target. Non sapeva dove Jisung fosse, ma lo scoprì presto.
Il letto era colmo di sangue e questo fece gelare il sangue dell'argentato. Per terra c'erano macchie di sangue allungate, come fossero percorsi, e questo indicava che il demone si era trascinato altrove, in un posto dove sarebbe potuto stare al sicuro da Jaemin.
Renjun seguì quella scia verso il bagno incorporato nella stanza del figlio. Aprì la porta temendo il peggior scenario e quando vide il suo leader seduto sul pavimento, appoggiato con la schiena alla vasca da bagno, accorse immediatamente.
Jisung aveva ancora il pugnale conficcato nel petto, ricoperto in una pozza di sangue, mentre stentava a respirare e provava a tenere gli occhi aperti. "Dannazione!" esclamò recuperando degli asciugamani per pulirlo dal sangue.
L'argentato lo sollevò per portarlo nuovamente sul letto, sdraiandolo. Con un po' di forza, strappò la maglia del capo, notando come il pugnale fosse conficcato interamente sul petto. Jisung iniziò a tossire sangue e questo fece preoccupare ancora di più il maggiore.
"Ti ha colpito un polmone, il sangue ti blocca le vie respiratorie" parlò, spiegandogli la situazione, ma, quando notò il minore che non dava una risposta, alzò lo sguardo, verso i suoi occhi chiusi.
"Ehi, no!" esclamò. "Jisung!" lo chiamò, schiaffeggiandogli non troppo forte il viso. Il minore gli si svegliò anche se con occhi deboli e socchiusi. "Devi restare sveglio, non permetterò che tu muoia"
"Renjun" lo chiamò il minore con voce fioca, bloccandogli la mano che cercava di estrarre il pugnale dal suo petto. "Scappa" sussurrò, tossendo ancora.
"Jaemin sta cercando Jeno" continuò. Il maggiore scansò la mano del moro, non volendo ascoltarlo. "Scordatelo. Sei il mio capo, Jisung, tu mi hai salvato la vita sette anni fa portandomi nel tuo gruppo, quindi io ricambierò il favore"
"Renjun ascoltami!" Jisung provò a gridare, ma senza successo. "Sono sicuro che hai attivato il protocollo di emergenza, che adesso tutti sono al sicuro nei sotterranei, ma se Jaemin non troverà Jeno, allora tornerà quassù e ucciderà anche te"
"Che lo faccia allora!" gridò stanco. "Io non ti lascerò morire-"
"Così ci ucciderai entrambi!" esclamò il capitano, continuando a tossire. "Hai dei figli Renjun, pensa a loro, al tempo che potresti passare con loro"
"Anche tu hai una figlia, Jisung. Se non ti lascerai aiutare non la conoscerai mai. Se morirai Sujin diventerà umana e perderà il ragazzo che ama" spiegò, cercando di farlo ragionare. Il moro, però, rise, stanco e dolorante.
"Lei non mi ama, l'ho solo marchiata" sussurrò, trattenendo le lacrime. "Lei si è fatta marchiare da te perché voleva che tu conoscessi i suoi sentimenti verso di te. Lei si fida e tu... tu non puoi farle questo" Renjun cercava di fargli cambiare idea, ma era felice che il minore continuasse a parlare.
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PRISONER [The ONEIRATAXIA series]
Fanfiction❁ཻུ۪۪A PARK JISUNG FANFICTION❁ཻུ۪۪ ❝non credo di averti detto che ho accettato la proposta di unirmi al tuo gruppetto❞ ❝allora credo proprio che dovrò ucciderti❞ Alla fine Jisung era pur sempre un leader, un demone nero. Provare dei sentimenti non...