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CAPITOLO VENTUNO
«Sei debole»

Jisung aprì lentamente gli occhi, incapace di riaddormentarsi per via della luce del sole che gli illuminava le palpebre.

Si sentì spaesato, ma soprattutto molto affamato: era sicuro di non aver mai visto la stanza in cui si trovava.

Sembrava nuova, creata recentemente: era completamente vuota se non per sei letti ad una piazza e mezza, disposti tre in un lato ed altri tre nell'altro lato dell'enorme stanza.

Tutto era illuminato da una grande finestra, alta quasi tutta la parete e larga all'incirca due o tre metri, coperta da delle tende bianche, inutili per parare la luce del sole.

Accanto a lui, fra le sue braccia, trovò il corpo ancora addormentato di Sujin: sembrava non essere ferita gravemente, o magari erano passati così tanti giorni che le ferite le si erano rigenerate.

Nel letto accanto al loro c'era Renjun, anche lui dormiente, tranquillo.

Voleva alzarsi e capire dove si trovasse, ma in quel momento decise che era meglio restare accanto alla ragazza agitata, sicuramente, per via di qualche pensiero negativo.

Si sdraiò nuovamente e cinse le sue braccia alla vita della minore, odorandone il profumo dolce, riuscendo ad addormentarsi nuovamente poco dopo.

A distanza di qualche decina di minuti, Sujin si sveglio, confusa da ciò che il suo 'sogno' le aveva mostrato.

Si rilassò non appena vide il corpo di Jisung accanto a lei.

Sorrise: era la prima volta che si svegliava e lui era ancora accanto a lei.

Si chiedeva in continuazione che cosa fosse successo di così grave da costringerla ad un sonno così profondo; non ricordava nulla, solo la chiacchierata con Jeno prima di addormentarlo.

Aveva un vuoto di memoria ed era sicura che non sarebbe riuscita a colmarlo.

Pensare le faceva venire fame, quindi decise di accoccolarsi al corpo del maggiore ed iniziò a guardarlo, ad osservare ogni suo particolare: era affascinante, mozzafiato.

Quel ragazzo così tanto crudele era davvero bellissimo.

"Non è che se continuerai a fissarmi per altro tempo, la mia faccia diventerà come quella di Jaemin" disse ironicamente, ancora con gli occhi chiusi.

La sua voce roca mattutina fece perdere un battito al cuore della ragazza.

"I-Idiota" balbettò, imbarazzata, lanciandogli un leggero pugno sul petto.

"Perché oggi sei ancora ancora nel letto con me e non fuori da qualche parte a diffondere paura?" domandò, scioccata.

"E' così strano?" domandò lui e lei annuì.

"Beh semplicemente perché sono quasi morto ed ho dormito per Dio solo sa quanto, quindi non avevo voglia di alzarmi presto per andare ad uccidere idioti che non sanno nemmeno darmi informazioni corrette" ironizzò.

Lei però abbassò lo sguardo, evitando il suo. "I-Io non ricordo nulla" balbettò.

"Forse è meglio così" sussurrò lui abbastanza forte da farsi sentire, prima di darle un bacio sulla fronte ed alzarsi.

Mentre Sujin rimaneva scioccata da quel gesto, Jisung salì ai piani superiori, venendo accolto da tutto il suo gruppo.

La ragazza lo raggiunse poco dopo.

PRISONER [The ONEIRATAXIA series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora