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A/N: Jisung non è cristiano, o per lo meno lo ha mai specificato.
Mi serve solo per un pezzetto della storia

CAPITOLO SESSANTOTTO
«Riposati, Jisung»

Le vie aeree le si aprirono improvvisamente.
Sujin tornò immediatamente a respirare annaffando per qualche attimo e, quando anche gli occhi furono in grado di distinguere i colori anche se scuri di quel seminterrato, si sentì subito più tranquilla.

Ma si sentiva terribilmente debole.
Tremendamente impotente.

Percepiva i poteri scivolarle via dalle mani come aria, la tanta energia che aveva da far invidia, adesso era andava sempre più velocemente a scomparire, e con questa anche lui.
Jisung.

Con la mano ancora aggrappata al totem, Sujin riprese l'anello di fidanzamento dove adesso erano racchiuse le anime potenti delle due Protagora, poi - finalmente - decise di voltarsi. Erano passati solo dieci secondi che per lei erano sembrati minuti interi nell'altra dimensione, e Jisung era peggiorato drasticamente.

Fino al punto di non ritorno.

Un mugolio sofferente seguì il suono ovattato del suo corpo che cadeva al suolo e Sujin non fu comunque abbastanza svelta da precedere l'urto. Ella si precipitò da lui, mettendosi davanti al suo corpo debole, stringendogli la mano.

Jisung era bianco cadaverico, freddo; le venature bluastre contornavano il suo intero corpo ed il sangue nero che macchiava le sue labbra violacee andava sempre di più ad aumentare ogni qualvolta che tossiva. "Ehi, ehi, Jisung" lo richiamò, carezzandogli il viso e parte del sangue sulle labbra che non abbandonò la sua pelle in quanto era già secco.

"Non puoi lasciarmi ora" lo pregò mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. "Dobbiamo andare a casa. Lì ti cureranno"

Jisung cominciò gradualmente ad aumentare la frequenza dei respiri, ritrovandosi a boccheggiare in cerca di aria. Solo così Sujin riuscì a capire che il veleno stava già colpendo i polmoni. "Non posso. Non ce la faccio"

Tossì ancora, liberandosi di parte del sangue scuro. Sujin intersecò le dita di una mano con la sua, cercando di dargli quanta più forza vitale possibile. Quando si sentì di svenire, Jisung interruppe prontamente il legame.

"Non farlo. Porterò già via i tuoi poteri quando morirò, non voglio che tu mi segua"

"Non morirai, Jisung. Non così. Non lascerò che Taeyong l'abbia vinta"

"Taeyong vincerà solo quando avrà ucciso tutta la sua famiglia. Te, Jaemin, Dejun, Renjun e Chaerin. Non me. Io non conto" una fitta di dolore lo colpì come un treno in corsa dritto alla milza, proprio dove gli aveva sparato.

Jisung si riprese a stento. "Se corri veloce arriverai ad Est prima di due ore. Voglio che tu ti faccia marchiare da Hendery. Morirò felicemente sapendo di non averti trascinato con me. E lui è l'uomo perfetto che morirebbe per te"

Sujin spalancò gli occhi, lasciando cadere una lacrima. "Tu sei l'uomo perfetto, Jisung. E io non voglio nessun altro nella mia vita, al mio fianco. Ti stai tirando indietro? Non hai più il coraggio di sposarmi? Perché in quel caso ti ucciderò io stessa" pianse lungo tutto il discorso ed il cuore le si spezzò quando vide che anche lui aveva lasciato che le lacrime gli cadessero sulle guance.

Jisung provò a sorridere nonostante il dolore ed il sangue che continuava ad uscire lentamente dal foro del proiettile. "Non mi pentirò mai di averti cercata a lungo" quasi sussurrò e ridacchiò. "Forse è vero che in punto di morte si diventa più consapevoli degli errori commessi"

PRISONER [The ONEIRATAXIA series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora