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CAPITOLO SEI
«Devo marchiarla»

Era passata un altra settimana ed, ormai, i ragazzi, ad eccezione di Jaemin e Renjun, erano partiti per una missione segreta di spionaggio verso Busan.

Era notte fonda e tutti dormivano; anche Sujin ci aveva provato, ma, controllando la sveglia sul comodino accanto al letto di Jisung, notò che erano solo le due del mattino.

Aveva troppi pensieri e le lacrime le si stavano, inspiegabilmente, formando sulle guance, così decise di alzarsi e camminare un po' per l'edificio, cercando di fare meno confusione possibile.

Improvvisamente sentì un rumore di un vaso sfracellarsi sul pavimento, che la fece fermare e voltare insospettita, ma spaventata, verso il frastuono.

"Chi c'è?" domandò, non ricevendo alcuna risposta.

Decise, così, di avvicinarsi alla cucina, l'unico luogo con la luce accesa, nonché la fonte del rumore, con passo felpato e timoroso.

Percepì una figura dietro alle sue spalle, ma non appena si voltò, un braccio dalla presa possente le cinse le spalle, mentre l'altra mano le perforò lo stomaco con un pugnale.

Prima del buio totale, udì un sussurro rauco al suo orecchio.

"Non riuscirai a darlo alla vita, Seulgi"

Sujin spalancò gli occhi. Si era finalmente svegliata dal sonno, dopo due lunghe settimane di sogni vividi e raccapriccianti.

Si svegliò di soprassalto, iniziando a tossire e a boccheggiare come un pesce alla ricerca di aria: le sembrava come se avesse trattenuto il respiro per molto tempo.

Era tarda notte e si trovava ancora nel letto di Jisung, collegata a dei piccoli tubetti che le davano le sostanze nutritive adatte per tenerla in vita.

Un dolore lancinante le percorse l'addome e, quando tastò il punto infastidito, si rese conto che c'era del sangue.

Renjun, che aveva sentito la ragazza tossire, si preoccupò, così camminò in fretta verso la camera di Jisung, pensando che Sujin si fosse svegliata.

Quando aprì la porta, sgranò gli occhi alla vista di tutto il letto macchiato di rosso; la ragazza era quasi priva di sensi e aveva un taglio provocato da un pugnale, riusciva a riconoscerne la forma dalla ferita.

"Jaemin!" gridò il biondo, facendo correre il minore, spaventato. "C-Chiama Jisung!" balbettò, incapace di pensare.

"Hyung non posso, non risponderebbe, è in missione" rispose l'altro.

I due si avvicinarono al letto proprio nel momento in cui Sujin perse i sensi.

"Come diavolo è successo? Jisung ci ucciderà, cazzo!" gridò Jaemin, portando le mani fra i capelli.

"Non è importante questo al momento, di lui parleremo dopo, adesso lei sta morendo!" disse Renjun, lanciando un occhiata di fuoco al minore.

"Devo marchiarla" sospirò il demone.

Jaemin spalancò gli occhi. "Yah, sei pazzo?! E Chenle? Perderai il legame con lui!" gridò.

Non avevano tempo, ma dovevano trovare una soluzione in modo rapido o sarebbe morta dissanguata. "E' una ferita superficiale?" domandò il moro.

"Non lo so- forse! Non riesco a vedere nulla, c'è troppo sangue!" balbettò il biondo, nel panico.

"D'accordo non perdiamo la calma e non prendiamo decisioni affrettate" ordinò il moro, riferendosi all'idea di Renjun.

PRISONER [The ONEIRATAXIA series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora