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CAPITOLO TRENTAQUATTRO
«No, non morirai»

"Q-Quello è sangue?" balbettò l'invisio, scioccato quanto gli altri.

"Perché il mio cazzo sta sanguinando?" sussurrò Jisung, incapace di parlare più forte.

"J-Jisung rilassati-" Jeno tentò invano di tranquillizzarlo.

"Morirò" continuò il minore in modo melodrammatico.

"No, non morirai" il blu ruotò gli occhi al cielo. "Renjun, soluzione?" domandò poi all'argentato.

Il demone scrollò le spalle: era una situazione piuttosto scomoda, non sapeva cosa avesse potuto causare una perdita tale di sangue.

"Tsk, non sai nemmeno più aiutare" sbuffò Chenle, allontanandosi dal fidanzato.

Il maggiore strinse i pugni e la mascella, cercando di trattenere la rabbia. "Hai rotto le palle, Chenle, ne stai facendo una tragedia!" esclamò, irato.

"Una tragedia?!" gridò il minore con voce acuta.

"Huang Renjun, io-" l'invisio iniziò a parlare, ma Jeno decise di interrompere i loro battibecchi, stufo.

"Smettetela, dannazione!" era stanco di sentirli bisticciare.

I due si zittirono immediatamente.

"Chenle, piantala di rinfacciargli tutto!" cominciò, guardando dritto negli occhi il ragazzo, mentre lo sgridava.

"Renjun ha quasi mille anni, ha vissuto la vita di un umano almeno dieci volte, è normale che si sia innamorato ed abbia messo su famiglia! Mettiti nei suoi panni, cazzo!"

"Ha dovuto uccidere sua moglie perché avvantaggiava i vampiri, due dei suoi figli sono in Cina, lontano da lui, il suo primogenito lo detesta, mentre l'unico che è qua accanto a lui sta morendo lentamente sul mio cazzo di letto!" gridò.

"E tu, Renjun, tu non puoi biasimare la sua rabbia e le sue lamentele" passò poi a fare la ramanzina al maggiore.

"Sono cinque anni che convivete e state insieme, Chenle ha ventuno anni ed ha scoperto di essere padre di due dei suoi più cari amici"

"Avresti dovuto parlarne, soprattutto con lui" spiegò moderando i toni, quando capì che i due lo stavano ascoltando.

Jisung, nonostante fosse ancora turbato e dolorante, fu fiero del suo migliore amico e del discorso.

La coppia si scambiò degli sguardi tristi che vennero seguiti subito dopo da dei sorrisi. Si abbracciarono.

Jeno, invece, sospirò profondamente, cercando di ricaccare indietro la rabbia, ma non ci riuscì.

"Park Jisung, hai intenzione di metterti quel cazzo nelle mutande oppure no?!" sbottò, facendo sobbalzare il minore che, si pulì e si ricompose in fretta.

Renjun e Chenle risero.

Jisung fermò la macchina al confine, proprio davanti alla barriera di laser blu. Lui e l'argentato erano seduti davanti, il coreano al volante, mentre Jeno e Chenle reggevano il corpo sdraiato di Jaemin.

"Funzionerà così" iniziò il capo. "Ad ovest i vostri poteri smetteranno di funzionare, completamente" disse. "Sono sicuro che non vi serviranno, ma, in caso di emergenza, utilizzerete le vostre armi"

I ragazzi annuirono, quindi il minore mise in moto la vettura ed oltrepassò il laser, facendo segno alle guardie di non attivare il protocollo di emergenza.

PRISONER [The ONEIRATAXIA series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora