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CAPITOLO SESSANTANOVE
«Non sei un capitano, Irene, non il mio»




Quanto tempo era passato?
Secondi? Minuti? Ore?

Sujin continuava a lottare per restare sveglia, sostenendo il corpo quasi senza vita dell'amato con la sua energia vitale. Nonostante avesse gli occhi chiusi combatteva per non addormentarsi.

Pensava ad ogni cosa le passasse nella mente: la morte di Wendy e Yeri, la possibilità che Seulgi potesse essere viva da qualche parte nella penisola, e di certo sperava che Dejun avesse trovato Yangyang. Poi pensò a Renjun.

Suo padre, nascosto da qualche parte in una delle quattro fazioni... tre adesso. Doveva trovare Jaehyun, ucciderlo una volta per tutte, ma non poteva farlo perché il destino aveva deciso che la sua morte era nelle mani di Doyoung.

Nel silenzio più completo Sujin percepì un fruscio così leggero da non poter essere udito da un umano. Non aprì nemmeno gli occhi tanto sapeva di cosa si trattasse... o così credeva. "So che sto morendo, vattene" disse in un sussurro.

La creatura, ciò che credeva il suo Domestico, sbatté le ali e si ripose sulle sue cosce. Sujin deglutì, la gola le si era fatta secca da molto, ma se ne era accorta solo in quel momento. "Se sei venuto a dirmi che devo smettere di dare energia a Jisung... puoi tornartene da dove sei venuto"

Ma l'animale insisté e batté nuovamente le ali, questa volta emettendo un gracchiato che la confuse completamente. Aprì gli occhi debolmente e notò un corvo nero come la pece. Non un volatile comune, bensì un'altro Domestico.

Uno molto potente, potentissimo, e stranamente... familiare. L'animale chinò la testa per essere accarezzato: Sujin esitò. Non poteva sapere quanta energia le avrebbe portato via conoscere cosa quel corvo avesse voluto dirle, una quantità che avrebbe potuto uccidere Jisung. Doveva correre il rischio?

Un attimo prima che Sujin potesse chiudere gli occhi per la stanchezza riuscì a scrutare una scintilla rosa sostituire il colore scuro delle iridi dell'animale e la risposta fu unica: Chaerin.

La loro stessa figlia li aveva trovati tramite il suo domestico e voleva comunicare. E Sujin utilizzò le sue ultime forze per accarezzarlo.

Come ricordava, venne teletrasportata in una dimensione alternativa che adesso le mostrava la vita dagli occhi di Chaerin, nascosta dietro allo stipite della porta del salotto della loro casa, mentre spiava le squadre riunitesi successivamente al ritorno di Jaemin e Dejun.

Quest'ultimo in particolare sembrava teso come una corda di violino, agitato e terribilmente spaventato. "E' sparito! Lo hanno preso, cazzo!" gridava ed imprecava, mentre camminava intorno alla stanza.

"Avete controllato bene dove Sujin vi ha detto? Yangyang deve essere lì" domandò Irene, ormai al comando temporaneo delle squadre vista l'assenza degli altri due capitani. "Abbiamo perlustrato gran parte della radura, non c'è traccia di lui, nemmeno una goccia di sangue" rispose Jaemin, mantenendo la calma.

"Dobbiamo mantenere la calma, Jaemin-" Joohyun parlò con un tono troppo calmo per la piega che la situazione stava assumendo e ciò mandò su tutte le furie il fratello mezzano.

Jaemin strinse i pugni, cercando di trattenere la sua parte oscura nonostante uno dei due occhi si fosse già colorato di rosso. "Stai scherzando? Cazzo, vuoi dirgli di mantenere la calma mentre il suo capitano..." l'ibrido di bloccò per un attimo, avvicinandosi pericolosamente a lei, pronto a sussurrare ciò che aveva da dirle. "... l'uomo di cui è innamorato è sparito nel nulla? Che cazzo di persona sei?"

PRISONER [The ONEIRATAXIA series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora