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CAPITOLO SETTE
«Quindi mi stai dicendo che sono pazza?»

"Sei proprio sicura di volerti allenare? Sono passati solo due giorni e la tua ferita, anche se sembra migliorata magicamente, necessita di molto riposo" domandò Renjun, mentre finiva di preparare il pranzo.

Nella casa erano solo Sujin ed il cinese in quel momento, poiché Jaemin era andato a fare la spesa.

"Sto bene, voglio combattere, almeno potrò tornare da mia sorella" rispose lei.

Renjun sembrava pensieroso e la ragazzina sospirò, chiedendo, una volta per tutte, quello che aveva intuito da qualche tempo.

"So che sei un demone argento, uno Scio" disse, aspettandosi una qualsiasi reazione stupita da parte del maggiore.

"Lo so che ne sei a conoscenza" e queste parole fecero sgranare gli occhi alla minore: le posizione si erano scambiate.

"Non ti fideresti così tanto di me, sennò. Io sono il nemico, insomma" sorrise.

"Renjun, ho bisogno di sapere se sei entrato nella mia mente quando dormivo" domandò, quasi pregandolo.

"Si, l'ho fatto" rispose lui, versando il composto dalla pentola ai tre piatti sul tavolino. "E posso dirti con certezza che quello che hai visto era un sogno" continuò.

"Jisung non ti ha toccato, non era qui" concluse, facendola ridere amaramente. "Quindi mi stai dicendo che sono pazza?" domandò, retoricamente.

"Che questo enorme taglio me lo sono procurata da sola?"

"Io non sto dicendo questo, Sujin, ragiona" disse sedendosi al tavolo, davanti a lei.

"Jisung non è qui, non è mai tornato. Si trova in un bunker a Busan che blocca i suoi poteri per proteggere tutti loro" spiegò, alzando leggermente i toni.

"Avevo dei dischi in tasca, li avevo recuperati dal corpo di Seulgi prima che lui la uccidesse, ma adesso sono spariti-" rispose lei, tutto d'un fiato.

Rendendosi poi conto di ciò che aveva detto, si tappò immediatamente la bocca.

Renjun sospirò. "Aish, devo veramente insegnarti a gestire i tuoi poteri" borbottò, ma lei aveva un espressione interrogativa, perplessa.

"Gli Invisio non possono mentire, dovrai abituartici. La verità salterà fuori dalla tua bocca involontariamente, soprattutto quando sei nervosa" spiegò.

"Ma, riguardo a quei dischetti, farò finta di non aver sentito nulla" sorrise, contagiando anche la ragazza.

"Sunbaenim" lo chiamò lei, dopo qualche minuto.

Inizialmente Renjun era confuso, non capendo se si stava riferendo a lui, ma si diede dell'idiota quando si rese conto che nel palazzo erano solo loro due.

"Non credevo che avresti usato gli onorifici" sorrise sinceramente, imbarazzato. Anche lei sollevò i lati delle labbra, ma aveva una cosa importante da dire.

"Posso chiederti una cosa?" Renjun annuì, curioso. "Sai se Jaemin è fidanzato?" domandò, facendogli sgranare gli occhi.

Quando anche il moro era tornato a casa, i tre si misero seduti e degustarono il pranzo preparato da Renjun.

"Ho intenzione di addestrare i tuoi poteri" disse il cinese dopo un lungo tempo di silenzio.

"Non ne ho bisogno, i miei poteri non servono in battaglia, preferisco concentrarmi sul combattimento fisico" rispose la ragazza con nonchalance, portando alla bocca le bacchette che reggevano un piccolo pezzo di carne.

PRISONER [The ONEIRATAXIA series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora