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CAPITOLO DICIANNOVE
«Non voglio eroi»

"Renjun!" gridò la ragazza, facendolo cadere dal tavolo per via dello spavento.

Sujin si sporse verso il lato opposto per vedere se l'amico di era fatto male o meno e sospirò quando lo vide dolorante e ancora stordito.

"Come hai scoperto questo posto?" domandò mentre lei lo aiutava ad alzarsi dal pavimento, porgendogli una mano. Lui la accettò e si tirò su.

"Ho fatto un sogno" rispose lei, incapace di mentire. "Tu non puoi sognare" disse lui con tono tranquillo, mentre si puliva i pantaloni dall'eventuale polvere.

"Ma l'ho fatto e proprio quel sogno mi ha mostrato questo posto, con la piccola differenza che al posto tuo, su quel tavolo c'era il cadavere di Seulgi con un foro in testa" spiegò, ma Renjun restava del suo parere.

"Allora non era un sogno" rispose fermamente.

"Una visione?" domandò in modo impacciato.

Lui sorrise. "Sujin, noi siamo demoni non veggenti, né possiamo sognare o fare incubi" spiegò, sperando di essere stato chiaro.

"Ma Renjun, ti dico che era proprio il punto in cui Jisung l'ha colpita!" gridò.

Lui non le disse di abbassare la voce poiché si trovavano sotto terra, in una zona insonorizzata.

"So che Jisung non l'ha veramente uccisa e che si è trattato solo di un piano, ma io ti giuro che l'ho vista-"

"Come lo sai?" domandò lui, interrompendola. "Ho curiosato" rispose timidamente.

Lui sospirò. Si allontanò da lei per prendere una sedia e poggiarla davanti al tavolo di alluminio su cui era precedentemente sdraiato e ci si sedette. Poi le fece segno di accomodarsi sul banco.

"Sai che cosa è un Lacus?" domandò, nonostante conoscesse già la risposta. "Chenle me lo ha accennato" rispose piano.

"D'accordo"

"Un Lacus è un demone nero il quale potere è dominare i pensieri, o i sogni per gli umani, per trasformarli a loro piacimento, facendo credere al malcapitato che quella sia la realtà" spiegò, mentre Sujin era attentissima.

"Arriverò al punto: quando Jisung, Chenle e Jeno sono andati in missione, tu sei stata ferita con un arma mortale e hai perso molto sangue. Quella notte un Lacus ti ha curata"

"Ma Jaemin è umano-"

"Lo so" rispose Renjun. "E ancora non riesco a capire chi sia stato e come è entrato in casa, ma non è questa la cosa importante"

"Un demone di quella specie può curare solo altri soggetti che hanno con lui un legame familiare, quindi, consanguinei" disse, prima di porre la domanda.

"Quindi, vorrei sapere se hai fratelli o sorelle o altri parenti in vita che siano Vrosmi"

Sujin ci pensò per qualche attimo, ma, per sfortuna del cinese, la ragazza scosse la testa, negando.

Renjun sospirò. "D'accordo, allora facciamo un minuscolo passo indietro"

"Che ci fai qua?" domandò, mettendola a disagio. La castana, sapendo di non poter mentire, rispose con un altra domanda.

"Che c'è dietro quella porta?" chiese, indicando il punto adocchiato inizialmente.

"Rispondi prima alla mia" ordinò lui. "E tu poi rispondi alla mia!" esclamò lei e lui annuì.

PRISONER [The ONEIRATAXIA series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora