『
CAPITOLO SESSANTASEI
«E' messo così male?»』
"Huang Sujin!" Jisung gridò a squarciagola, non curandosi di coloro che avrebbero potuto sentirlo. Aveva chiamato il suo nome diverse volte quando non aveva più percepito i suoi polsi fra le sue mani ed in quel momento era inginocchiato sul pavimento di pietra mentre scuoteva violentemente il suo corpo.
Improvvisamente la ragazza spalancò gli occhi svegliandosi di soprassalto ed incanalando più aria possibile in una sola volta, come se avesse passato i secondi precedenti in una lunga apnea.
Jisung udì il suono che aveva emesso e si rilassò, lasciandosi scappare un sospiro ed un sorriso. "Che diavolo ti è successo?" le domandò porgendole la mano ed aiutandola a sollevarsi in piedi. Lei, anche se molto confusa e con un leggero fiatone diete la sua risposta.
"Io... io non lo so" disse in un sussurro. "La scossa deve avermi messo in contatto con i miei fratelli... e mio padre. Ha detto qualcosa. Sono certa che mi abbia detto dove si trova, ma adesso dobbiamo andarcene di qui"
"Uscire adesso non è difficile, sento che ci sono, ma non ancora" spiegò lui. Sujin annuì, nonostante lui non potesse vederla. Improvvisamente un allarme suonò, stordendo per un attimo i due ragazzi per quanto era loro vicino.
Non ci volle un genio per capire che gli arcieri di Jaehyun avevano appreso il loro piano. "Merda" sussurrò Sujin. "Dobbiamo sopravvivere, adesso è solo questione di secondi, Sujin"
"Non sfuggiremo ai proiettili viola da due stupidi metri quadri di cella, Jisung, moriremo" era pessimista, anche Jisung lo sapeva, eppure non poteva darle torto quella volta: se i suoi poteri non fossero ritornati di lì a pochi attimi, i due sarebbero morti.
"No, non moriremo"
"Sei l'unico che può teletrasportarsi, perciò questo è il piano: ti coprirò fino a che non potrai sparire, poi tu andrai ad Ovest, scoprirai l'arma per uccidere Taeyong ed una volta di nuovo a Est parlerai con Dejun e gli dirai che Renjun si trova a casa. Solo lui può sapere dove si trova o mio padre non lo avrebbe mai detto" Sujin parlò così velocemente che Jisung quasi non capì.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio. "Cosa ne pensi se tutte queste cose le fai tu?" parlò in tono interrogativo, ovviamente, ironico. "Non ti lascerò qui e di certo non da morta, usciremo insieme e vivi" ordinò.
Il resto accadde tutto troppo in fretta, tantoché Sujin credette di vederlo a rallentatore: tre uomini si avvicinarono correndo verso di loro, potevano vederli chiaramente poiché il corridoio lungo che stavano percorrendo era proprio davanti alla loro cella.
Non avevano archi, né erano incappucciati di stracci rossi e neri come gli uomini dell'ibrido; le mani reggevano pistole cariche, i loro occhi azzurri come il cielo, sul collo il segno indiscutibile: erano i vampiri di Taeyong.
Adesso era certo che l'allarme suonasse per via dell'intrusione nella prigione. Spari, lame che tagliavano la carne degli ibridi che erano corsi ai cancelli per fermare i vampiri, era questo ciò che Sujin udiva.
Poi lo vide: Lee Taeyong che camminava indisturbato e con passo costante fra i pochi cadaveri che adornavano il corridoio, le mani entrambe impegnate, una da una pistola e l'altra da un oggetto di alta tecnologia, dalla forma tascabile tonda, che emanava una lieve luce rossa ad intervalli brevi.
Quando alzò gli occhi incontrò il suo sguardo torvo e determinato, privo di alcuna emozione se non l'odio. Poi il praedo alzò il braccio, puntando la sua pistola dritta a lei. Sujin sapeva che non sarebbe sfuggita al suo colpo, non a quello di un tiratore scelto.
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PRISONER [The ONEIRATAXIA series]
Fanfiction❁ཻུ۪۪A PARK JISUNG FANFICTION❁ཻུ۪۪ ❝non credo di averti detto che ho accettato la proposta di unirmi al tuo gruppetto❞ ❝allora credo proprio che dovrò ucciderti❞ Alla fine Jisung era pur sempre un leader, un demone nero. Provare dei sentimenti non...