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CAPITOLO UNDICI
«E-E se non dovesse farcela?»

Una settimana dopo quel piccolo inconveniente, Sujin si trovava di nuovo dentro quella stanza, con la differenza che, quella volta, il sacco non c'era e le luci erano spente: il silenzio regnava sovrano, fino a che non udì delle voci nella testa.

"Concentrati sulla mia voce adesso" sentì.

"Che c'è, Renjun, ora comunichiamo così?" disse ad alta voce con un sorriso.

Udì una risata silenziosa da parte del cinese.

"E' la parte più importante dell'allenamento dei tuoi poteri; Jaemin ti ha già insegnato ad usare le armi, quindi è il mio turno"

"Adesso sei cieca, perciò concentrati su tutti i suoni e gli odori, lascia che i tuoi sensi si espandano"

Sujin si rilassò completamente, consentendo ad i suoi poteri di attivarsi.

Fra le mani aveva un pugnale dalla punta affilata, mentre inspirava profondamente, odorando anche la più piccola particella di polvere.

"Ottimo, Sujin" sussurrò Renjun.

"Adesso pensa, ricorda Seulgi, il suo profumo" ordinò con dolcezza.

"So che puoi farlo, non sei una semplice Invisio, sei più potente"

La ragazzina fece quanto richiesto, riuscendo ad immettersi nel corpo della donna scomparsa.

"Ora dimmi, che cosa vedi?" domandò. "N-Nulla, è buio" balbettò spaventata.

"Sento i polsi stringere, da una corda probabilmente"

"Percepisco il materiale che mi brucia la pelle ogni volta che tento di liberarmi" continuò.

"C'è odore di chiuso, di ferro battuto, mi pizzica le narici"

"Renjun, ho paura" piagnucolò. Il maggiore sospirò affranto.

"Va tutto bene, Sujin, stai andando benissimo, ci sono io qui con te, non ti lascio da sola" il cinese la confortò, tranquillizzandola.

"Entra qualcuno, sento la porta che si apre" continuò con la descrizione di ciò che udiva.

"E' un ragazzo, si sta avvicinando, riesco ad odorarne il profumo da uomo, è forte, ma elegante.

Potrebbe avere dai venti ai trent'anni" Renjun, dietro al vetro, si appuntava tutti i particolari che la ragazza gli descriveva.

"Mi ha tolto la benda, adesso posso vedere" esclamò, facendo scattare in piedi il cinese.

"Fantastico, cosa vedi?"

"Avevo ragione, è un ragazzo. Ha le gambe toniche, la camicia è nera e larga, non so dirti la sua composizione, ma deve essere magro"

"Il viso, Sujin, descrivimelo" ordinò.

"Non lo vedo, ha una maschera, tipo quelle da carnevale. E' inquietante. Accanto a me c'è un ragazzo, dorme ancora. Non vedo gli occhi, ma anche lui è legato ad una sedia. Ha i capelli chiari, simili ad un castano, ma tendente al biondo. Sono simili ai tuoi, Renjun"

"Dimmi di più" continuò, incuriosito.

"Ha una maglietta, è nera, con una scritta-" Sujin udì un suono, proveniente dalla stanza di allenamento nella quale si trovava.

La mente le si disconnesse dal corpo di I cui era ospitata e da Renjun, che imprecò quando non riuscì più a comunicare con la minore.

Nel momento in cui la porta si aprì, Sujin lanciò il suo coltello contro l'intruso.

PRISONER [The ONEIRATAXIA series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora