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CAPITOLO TRE
«Pensaci»

"Ucciderò quella ragazzina, dovesse cadere il mondo, ma lo farò!" gridò Jeno.

Renjun ed il blu erano nella camera di Jisung, come da lui ordinato, mentre aspettavano che Sujin, legata da delle fascette bianche sia ai polsi che alle caviglia, seduta, e ancora priva di sensi, sul letto del capo, si svegliasse.

Jeno aveva un sacchetto di ghiaccio proprio sul punto in cui la ragazza lo aveva colpito, mentre imprecava continuamente.

"Vuoi che chiami Jaemin?" domandò Renjun. Questo, sapendo che Chenle la notte la passava a dormire come un bambino, non lo aveva nemmeno nominato.

Jisung scosse la testa. "Non ora, lascialo riflettere; è la prima volta che lo vedo ritirarsi dall'uccidere qualcuno" disse.

"Era una ragazza e Jaemin è un umano come Jeno e Chenle, ha dei sentimenti" Renjun rispose: era molto saggio e non si schierava mai dalla parte di nessuno, ma in quel momento Jaemin aveva ragione e Jisung aveva solo reagito con l'impulso.

"Tutti conoscete il regolamento: chi si intromette nel mio territorio illegalmente, muore" ringhiò. "E Seulgi era un intruso"

"E Sujin?" domandò, facendogli capire il torto che aveva in quel momento.

Jisung non rispose poiché la ragazza seduta sul suo letto iniziava a svegliarsi e a dimenarsi. "Renjun, toglile il bavaglio" ordinò ed il biondino sospirò, facendo quanto ordinato.

Quando Sujin si svegliò, si sentì piuttosto disorientata: la testa le girava e le faceva male, le fascette le stringevano così tanto che a malapena sentiva le mani ed i piedi, mentre lentamente si guardava attorno.

Quando incrociò lo sguardo con quello di Jisung, sobbalzò, iniziando a dimenarsi, nonostante poteva percepire che le fascette stavano ferendo la sua pelle, così provò ad azionare il suo secondo meccanismo di difesa dopo l'invisibilità, senza successo: che diavolo le stava succedendo?

Renjun fu il primo ad avvicinarsi.

Sujin era terrorizzata, tantoché, molto rapidamente, indietreggiò fino a sbattere la schiena sulla parete. "Non voglio farti del male" sussurrò il biondino con le mani alzate.

La ragazza poté percepire la sincerità dagli occhi lucidi del maggiore.

Jisung sospirò, stizzito. Quando Sujin decise di fidarsi, Renjun le slegò il bavaglio, permettendole di parlare.

"Devi smettere di provare a renderti invisibile o il tuo mal di testa peggiorerà" suggerì gentilmente.

La castana era scioccata: aveva pensato di attivare il suo potere, ma in quel momento pensava ad altro. "C-Come fai a saperlo?" balbettò, ma Renjun le regalò uno splendido sorriso sincero.

"E' uno Scio, è il suo potere leggerti la mente" ringhiò Jisung, disgustato da quella scena.

"E adesso che aspetti? Hai intenzione di continuare a flirtare con lei, oppure ti dai una mossa e fai quello che ti ho detto?" sputò, forse infastidito.

Jeno gli lanciò uno sguardo di intesa.

Senza parlare, il cinese si voltò per prendere un paio di forbici. "Devo tagliarti la maglietta, perfavore non muoverti" disse gentilmente e la ragazza annuì.

Quando l'ebbe rotta, rivelando metà del corpo della ragazza oltre ad un piccolo tatuaggio sulla scapola, si mise alla ricerca di un marchio, che però non trovò.

PRISONER [The ONEIRATAXIA series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora