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CAPITOLO CINQUANTOTTO
«Dimmi solo se sto morendo»』
Per quello che le sembrò un solo attimo, Sujin riconobbe il profilo del Protagora. Con il fiato mozzato gridò a squarcia gola il suo nome. Quando il cinese si voltò verso di lei ed i loro sguardi si incontrarono, lui sembrò voler correre verso di lei. Sujin non vide vicino a lui né Renjun né Joy.
Non ebbe il tempo di domandarselo quando un boato la privò dell'udito e la forte esplosione la spinse al suolo, facendole perdere i sensi.
—
"Sujin!" Una voce maschile gridava il suo nome, ma la sua testa ronzava, si sentiva stordita, le orecchie fischiavano e le parole dell'uomo risultarono ovattate. Sujin si sentiva avvolta in un paio di braccia; dalle narici entrava aria sporca, impura, l'odore della cenere, della polvere, pizzicava il suo naso, ma non così tanto da farla starnutire.
"Avanti Sujin, apri gli occhi!" I suoi sensi di demone percepivano il dolore nella sua voce, riusciva a sentire i singhiozzi, le sue lacrime rigargli gli occhi. La donna - evidentemente sdraiata, abbracciata dalle forti braccia dell'uomo che ancora non riconosceva - riuscì ad aprire gli occhi, anche se con fatica.
Nonostante la vista offuscata e lo straziante ultrasuono nelle orecchie che la stordiva, riconobbe il Protagora. Aveva gli occhi rossi, gonfi dal pianto, i capelli scuri adesso grigi per colpa della polvere, proprio come i suoi vestiti. Il suo viso rigato da tagli rossi per colpa del sangue.
Sujin diede un'occhiata intorno ancora confusa: notò che si trovavano in un vicolo, una galleria buia, ma che era abbastanza illuminata per vedere il maggiore. Alla fine del corto tunnel poteva vedere le macerie degli edifici e due corpi accasciati, privi di vita. Si ricordava tutto di quello che era accaduto.
Quando le memorie la colpirono in faccia come un treno in corsa, Sujin si agitò, mostrando panico: l'adrenalina stava svanendo. Cercò di scattare in piedi, ma Yangyang la bloccò immediatamente. La donna respirava a fatica, le lacrime scendevano numerose sulle sue guance. Improvvisamente sentì una fitta di dolore lancinante all'addome che la costrinsero a guardare verso il punto ferito.
Sgranò gli occhi quando vide un tondino di ferro, un asta lunga, ma non troppo larga di diametro, conficcata nel suo corpo. La visione le fece venire la nausea, ma il dolore fu massivo, quindi provò a gridare. Il protagora la notò e fu svelto a tapparle la bocca. Sujin non emise alcun suono se non qualche mugolio soffocato dal palmo dell'arto.
"Respira Sujin, guardami negli occhi e tutto andrà meglio-" sussurrò lui, provando ad estrarre l'arma senza che se ne accorgesse. La mano sfiorò l'asta quando si accorse che i sensi della ragazza erano iper sviluppati: infatti Sujin sobbalzò stringendo gli occhi e gridando nella sua mano.
Lui provò a farla tacere ed i suoi occhi impauriti, la fecero calmare. "Ti supplico, non gridare" sussurrò lui, guardandola dritto negli occhi. Lei annuì incerta, quindi Yangyang rimosse la mano dalla sua bocca. "Dov'è mio padre?" Fu la prima domanda che uscì dalle sue labbra tremolanti.
"Ti ha percepito, ha sentito che eri nelle vicinanze e mi ha detto di cercarti... che lui sarebbe stato bene, tanto sapeva già cosa sarebbe accaduto. E Sooyoung... lei è sparita appena siamo arrivati" mormorò lui, mentre asciugava il sudore dalla fronte della ragazza.
"Cosa?! Come ha fatto a percepirmi?"
"È tuo padre, è logico che riconosca quando i suoi figli sono nelle vicinanze" sorrise lui, cercando di dimenticare la tragedia che stavano vivendo, la guerra che i vampiri avevano scaturito con una sola bomba. "L'hanno preso?" Domandò Sujin con occhi tristi e voce moscia. Yangyang annuì.
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PRISONER [The ONEIRATAXIA series]
Fanfiction❁ཻུ۪۪A PARK JISUNG FANFICTION❁ཻུ۪۪ ❝non credo di averti detto che ho accettato la proposta di unirmi al tuo gruppetto❞ ❝allora credo proprio che dovrò ucciderti❞ Alla fine Jisung era pur sempre un leader, un demone nero. Provare dei sentimenti non...