39

165 19 19
                                    

CAPITOLO TRENTANOVE
«Non mi pento di averti amato fino alla fine»

Scese tutti quei piccoli gradini di marmo, poi si trovò davanti alla porta di alluminio grigia. Osservò da cima a fondo la sua imponenza, ricordando come non avesse più messo piede lì da anni.

Sospirò, sentendosi improvvisamente mancare il fiato, quindi fece l'ultimo passo verso la maniglia, girandola.

Entrò senza timore, poi si chiuse la porta alle spalle, sentendosi avvolto dall'oscurità. Non aveva paura. Nonostante avesse il telefono con sé, decise di non accendere la torcia.

"Yujin" chiamò.

Per qualche secondo non ricevette risposta, poi l'anima di una donna, lo stesso spirito dalle sembianze femminili che Sujin aveva incontrato, si mostrò a lui con le lacrime agli occhi.

"R-Renjun?" balbettò incredula. Anche l'argentato aveva gli occhi lucidi. Cedendo alle emozioni, lui le cadde ai piedi, inginocchiandosi davanti a lei, piangendo disperatamente.

Non parlò, ma lei sorrise e gli accarezzò la testa. "Non hai mai creduto al detto 'meglio tardi che mai'" spiegò lei, lasciando cadere le lacrime. Lui sollevò la testa, osservandola con sguardo interrogativo.

"Sono passati quasi trent'anni da quel giorno, Jun" disse, riferendosi al momento in cui lui le aveva sparato. "Finalmente, dopo così tanto tempo, sei riuscito a mettere da parte l'orgoglio e hai deciso di venirmi a trovare"

Yujin era un Praedo. Renjun sapeva di essere sotto un tipo di maledizione, poiché la donna lo aveva perseguitato per anni fino a che, con l'aiuto di Jisung, non erano riusciti ad intrappolarla nello scantinato.

"Tu lo sai che non sono mai venuto qua giù per non spezzare la maledizione, ma non ce l'ho fatta... non ho resistito..." sussurrò lui, ingoiando la saliva.

"Renjun sarò schietta e coincisa. So che non mi hai mai amato, che non hai mai ricambiato i miei sentimenti per te, ma..." spiegò lei, cambiando argomento. "Ma non mi pento della gioia che insieme abbiamo creato... i nostri figli... e so che neanche tu lo fai"

"Entrambi abbiamo commesso degli errori di cui siamo consapevoli... tu mi hai tradito, è vero... ma io ho venduto la mia intelligenza e le mie doti sovrannaturali ad un vampiro, quindi entrambi abbiamo delle colpe" continuò saggiamente, guardandolo negli occhi dall'alto.

"Io ti amo Renjun, lo farò sempre e per sempre... ma il libro del destino non ha mai parlato di me nella tua famiglia. Chenle, è lui che è segnato al tuo fianco. So che sarete i genitori perfetti per i nostri figli, quindi il mio tempo qua è finito... proprio come la maledizione narrava" sospirò, sussurrando le ultime parole.

Renjun inarcò un sopracciglio. "Jaemin... sta morendo, Sujin non so come abbia reagito alla scoperta della verità e Dejun... lui mi detesta" disse, tristemente.

Lo spirito sorrise, accarezzandogli nuovamente la testa. "No, Jun, non ti odia. So che oggi gli hai detto la verità e sono sicura che prima o poi riuscirai a riunire la tua famiglia, ne sono certa"

Quando la donna fece per indietreggiare, l'argentato la prese per mano istintivamente, trattenendola. "C-Che succederà adesso?" domandò.

Renjun, entrando nei sotterranei ed incontrando la sua moglie ormai morta aveva distrutto la maledizione.

Uccidendo Yujin aveva attivato il sortilegio che lo avrebbe marchiato fino al momento in cui lui non si sarebbe scusato in ginocchio davanti ai suoi occhi: la donna lo avrebbe perseguitato fino al momento della sua morte o dello sfinimento.

Il vero motivo per cui con Jisun l'aveva rinchiusa era perché non poteva più sopportare le grida della moglie nella sua testa, ma non avrebbe voluto comunque dimenticarsi di lei.

"Lo sai già, Renjun" rispose lei con un piccolo triste sorriso. "Hai distrutto il sortilegio, il mio tempo qua sulla terra è finito... le anime dell'inferno mi chiamano, il mio posto adesso è lì"

Lui pianse, non voleva che Yujin se ne andasse per sempre, ma non aveva più scelta. "I-Io..." era senza parole.

"Jun... io ti ho perdonato per quello che mi hai fatto. Adesso ti chiedo solo di recuperare il tempo perso con i tuoi figli..." anche lei deglutì le lacrime che cercavano di uscire, poi riprese fiato, parlando con voce tremolante.

"Domani sarà diverso... tu.. Dejun... e anche Sujin e Jaemin... già a partire da domani non ricorderete più nulla... i vostri ricordi con me spariranno... tutti. Potrai ricominciare, Renjun, con Chenle e la tua famiglia. Ma non con me... io sarò solo un nome sconosciuto per tutti voi"

Un brivido intenso percorse la schiena del maggiore. Terrore.

"I-Io non voglio dimenticarti!" gridò. "Non importa ciò che vuoi o non vuoi, Jun, non più ormai. Quando ci rincontreremo all'inferno... solo allora ricorderai... ma da domani io non esisterò più. Da domani... i tuoi figli sapranno solo di essere nati da una donna, una donatrice, ma da loro, né da te mai conosciuta"

"E' così che funziona la maledizione Jun... è questo l'oscuro segreto del mondo dei demoni che in pochi conoscono" concluse.

L'argentato rimase completamente senza parole per la seconda volta, incapace di capacitarsi a cosa sarebbe successo poche ore dopo.

Avrebbe dimenticato la sua amicizia millenaria, la sua migliore amica, sua moglie, la madre dei suoi figli... la donna che aveva ucciso per gelosia.

Lei non lo meritava, eppure aveva ragione: quello era l'oscuro mondo sconosciuto dei demoni.

Non avrebbe potuto fare altro se non restare lì in ginocchio a piangere lacrime su lacrime.

"Yujin" la chiamò un ultima volta. "So che c'è qualcosa che vorresti che io ti dicessi prima che tu vada..." spiegò.

"E-Eppure, dopo settecento anni... io non riesco a dirlo" la donna sospirò affranta. "Non posso dire di amarti perché mentirei e farei solo più male... a te... e a me stesso"

Lei deglutì, sperando di poter morire felice: il cinese aveva infranto anche quel suo sogno. Nonostante ciò, qualcosa nella sua testa le diceva che andava bene, che quello era il destino.

"Renjun..." disse lei con voce fioca, mentre dietro alle sue spalle un varco di fuoco si apriva. Dall'interno di quel cerchio magico si sentivano le grida strazianti dei demoni che bruciavano lentamente.

"In settecentoquarantasette anni di matrimonio se mi avessi amato veramente mi avresti marchiato, ma non lo hai fatto. Non te ne faccio una colpa, l'amore è un'illusione stupenda nella quale sono affondata... ma continuo a non pentirmene..." con un sorriso guardò gli occhi neri splendenti dell'uomo che tanto aveva amato.

"...non mi pento di averti amato fino alla fine" concluse, voltandosi, camminando verso il varco che si richiuse in modo immediato non appena la sua figura era scomparita al suo interno.

Renjun tremò. Il silenzio divenne glaciale improvvisamente. Si sentiva solo il suono del suo respiro affannato dal pianto.

"Grazie" sussurrò con un sorriso, versando un ultima lacrima per quella donna così importante per lui.

HO CAMBIATO LE COPERTINE!!

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

HO CAMBIATO LE COPERTINE!!

Capitolo super triste, ma che conclude il mistero del matrimonio fra Yujin e Renjun.

Che ne pensate? La superluna è sempre più vicina...

PRISONER [The ONEIRATAXIA series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora