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CAPITOLO TREDICI
«Nessuno ha fumato»

"Bae Sujin" disse lo spirito dalle sembianze femminili, spaventando la minore. "Ho atteso a lungo il tuo arrivo" la corvina deglutì: che diavolo significava. "C-Chi sei- chi siete?!" domandò, balbettando.

La donna sembrò voler cominciare a parlare, ma lo spirito maschile la bloccò con uno sguardo fulmineo che la fece sospirare distrutta.

"Siamo Praedo. Siamo stati uccisi qua sotto centinaia di anni fa da Renjun" disse lui con voce ed espressione monotona, parlando in modo generale, evitando i dettagli.

"Come sapete il mio nome?" domandò Sujin. Entrambi sospirarono. "Lui non ti ha detto la verità" sospirò la donna, parlando a bassa voce.

"Che significa?"

"Non posso dirtelo. Lo scoprirai più avanti. Non posso stare qua ancora per molto e sono venuta a parlarti della tua anima gemella-" spiegò, ma la minore fu più svelta ad interromperla. Con sguardo furioso si avvicinò ai due spiriti.

"Non so chi tu sia, né cosa tu voglia da me, ma se sei venuta qua per dirmi di stare lontana da Jaemin, allora puoi benissimo tornartene da dove sei venuta" ringhiò.

"Attualmente quello che voglio dirti è di fare un test" rispose affatto turbata dalle parole della ragazza. "Se sei attratta sia da due ragazzi, allora baciali entrambi" quell'affermazione fece spalancare gli occhi alla corvina. "Sentirai subito chi è che ami davvero"

"Inoltre" continuò. "Sono qua per porgerti un indovinello che capirai a tempo debito"

"Quando tuo padre lo rivelerà davanti ai tuoi occhi, segui il demone tuo simile e scoprirai la verità, ma lascia indietro gli umani" disse. Sujin era spaesata, non capiva che cosa significasse. Suo padre era morto da tempo, come poteva rivelarle qualcosa? E di che demone parlava?

Sapeva che non poteva domandare e che il tempo avrebbe fatto il suo lavoro.

"Adesso dobbiamo andare" l'uomo, invitando la donna a seguirlo. "Non parlare con nessuno di questa conversazione. Con l'incantesimo che ti farò tu sverrai e quando ti sveglierai ricorderai poco o niente. Mi fido di te Sujin" spiegò la donna, prima di appoggiarle una mano sulla testa.

"Aspetta!" gridò la minore. "I-Il tuo nome- chi sei?" domandò.

La donna sorrise. "Kim Yujin"

Successivamente le lanciò l'incantesimo che la fece cadere per terra, addormentandola.

Sujin si svegliò, lentamente, quasi con eleganza: era ancora assonnata, tantoché, quando aprì gli occhi fu accolta dalla completa oscurità.

Per qualche attimo rimase confusa sul luogo in cui si trovava, forse era anche spaventata, ma non appena si ricordò della punizione che Jisung le aveva assegnato e dei due spiriti che la sera precedente le avevano tenuto compagnia.

Sospirò al pensiero delle parole che questi ultimi le avevano detto: come avrebbe fatto a baciare Jisung senza ferire i sentimenti di Jaemin? Come avrebbe trovato il coraggio per farlo?

Si stropicciò gli occhi, con l'intento di togliersi quelle domande dalla mente; era tutta dolorante, la schiena soprattutto: addormentarsi su quel pavimento di pietra era stata una passeggiata, ma adesso ne risentiva.

Non sapeva che ore fossero: forse era notte fonda, come poteva essere pomeriggio, o magari erano passate solo un paio d'ore. Nessuna luce, né alcun suono era presente a quel livello.

PRISONER [The ONEIRATAXIA series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora