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CAPITOLO TRENTA
«Sujin e Jaemin sono stati rapiti»

La mattina seguente, Jeno si svegliò molto presto: notò sulla sveglia che erano solo le cinque del mattino, ma Jaemin era già sparito. Sospirò, poiché aveva capito che il minore era tornato quello di sempre e che avrebbe dovuto sopportare quelle sue noiosissime parole per un altro giorno intero.

Si alzò dal letto, con calma fece una doccia ed indossò l'uniforme pronto per allenarsi.

Appena aprì la porta della stanza fu colpito da un inebriante fragranza dolce. Miele.

Quando arrivò in cucina diede il buongiorno al demone argentato ai fornelli che lo salutò nuovamente. "Come mai sveglio a quest'ora?" domandò il cinese, mentre sentiva il minore che si accomodava al tavolo proprio dietro di lui.

"Ieri sono andato a letto molto presto, non avevo più sonno" rispose sinceramente. Il demone annuì.

"Ho visto che hai saltato la cena, neanche Jaemin si è presentato..." disse curioso: sapeva che i due erano stati insieme tutta la notte, poiché la porta della camera del moro era rimasta spalancata.

Come lo sapeva? Non aveva dormito a causa di tutte quelle informazioni accumulate che destavano sempre più sospetti su Jaemin, perciò ogni tanto, durante la notte, si era alzato per controllare nella sua stanza.

"Tu perché sei in piedi?" domandò Jeno, svoltando l'argomento. Il cinese dedusse che era meglio non insistere e farsi i fatti suoi.

"Non riuscivo a dormire. Troppi pensieri" rispose, mentre spegneva il fornello e suddivideva la porzione di pancake che aveva preparato in due piatti. Successivamente si sedette davanti al minore ed entrambi cominciarono a mangiare tranquillamente.

Dopo un lungo silenzio, Jeno cedette. "Ieri sera ero con Jaemin" confessò. "Mi ha detto delle cose-"

"In questo momento non possiamo fidarci di lui, lo sai" lo interruppe il maggiore, serio. "Quello di ieri sera era Jaemin, te lo assicuro" continuò, volendo che il cinese lo lasciasse finire di parlare.

"Qualcuno lo sta controllando- mi ha pianto sulla spalla, era disperato per l'esplosione che aveva creato-" spiegò fino a che Renjun non iniziò a tossire ripetutamente, come se stesse soffocando.

"Che ha provocato?! Lee Jeno sappiamo benissimo che quel disastro è avvenuto a causa di Xiaojun, io l'ho visto, Jaemin non c'entra niente con questa storia" lo sgridò, nervoso al pronunciare quel nome. Il minore tacque.

"Non è un po' tardi? Voglio dire sono già le sei e un quarto, Sujin dovrebbe essere già ad allenarsi eppure non ha nemmeno fatto colazione" constatò il demone, cambiando repentinamente argomento.

"Magari è andata prima, lo sai come è fatta" il minore lo tranquillizzò o, per lo meno, ci provò.

"Impossibile" rispose schietto. "Io sono sveglio dalle tre e Chenle è al piano terra ad allenarsi dalle quattro circa. Io non ho visto passare nessuno e ti assicuro che Sujin non può scendere ai piani bassi senza passare da qui" questa affermazione li mise sull'attenti.

Improvvisamente Chenle entrò in cucina, stanco dall'allenamento svolto, sorridente. "Tutto bene? Perché ridi?" domandò Jeno, quando il minore si sedette accanto a lui.

"Credevo che nessuno fosse più pazzo di Renjun dall'alzarsi alle tre per cucinare" sghignazzò. I due sembravano confusi. "Che intendi?" domandò il fidanzato.

"La porta al piano base era accostata, chi diavolo è l'idiota che è uscito ad allenarsi? Fuori c'è un freddo bestiale" rise.

I due sgranarono gli occhi: entrambi avevano realizzato lo stesso pensiero.

PRISONER [The ONEIRATAXIA series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora