『
CAPITOLO QUARANTA
«Ali»』
Un intero mese era passato da quell'evento nei sotterranei che Renjun, né gli altri, potevano ricordare. La potenza della luna si faceva più vivida nei loro corpi giorno dopo giorno. Jisung percepiva ancora quel fastidio alle spalle che dopo tre settimane era terribilmente aumentato.
Mancavano tre mesi, non può sembrare, ma il tempo stringeva, passava molto velocemente, troppo per loro per realizzare cosa sarebbe potuto accadere in poche settimane. E Jaemin sembrava giorno per giorno peggiorare.
Jisung aveva vietato a Jeno di dormire con il moro perché l'umano aveva smesso di partecipare alle missioni e alle attività di gruppo. Piangeva spesso, era debole, non solo emotivamente, anche fisicamente visto che a malapena consumava un pasto al giorno.
Il blu dormiva nello stesso letto del suo capo, mentre era Renjun colui che si occupava del figlio. Anche lui nascondeva i sentimenti, la fragilità che provava ogni volta che gli asciugava le gocce di sudore dalla testa o, con Joy, segnavano i suoi parametri vitali minimi.
Quell'edificio era diventato così silenzioso in soli tre mesi.
Se qualcuno li avesse attaccati sarebbero sicuramente morti: erano impreparati, stanchi, instabili.
Sembrava tutto andare a rotoli quando, quello stesso pomeriggio, ci fu uno spettacolare ed inaspettato segno positivo da parte di Jaemin.
Renjun dormiva serenamente poiché aveva avuto un sonno movimentato durante la notte. Cercava di recuperare le ore in bianco. Udì un sospiro profondo.
Quasi si spaventò: era solo in casa, era certo di esserlo. I ragazzi erano tutti andati a correre per ordine di Jisung per godersi un po' quel sole primaverile. Per un attimo credette anche di esserselo immaginato.
Era impossibile anche questo. Lui non sognava, non poteva come nessun altro demone, ed era sicuro di star dormendo, quindi non aveva modo di pensare. Nonostante le incertezze restò con gli occhi chiusi.
Provò ad addormentarsi nuovamente, ma quando si rilassò per prendere sonno udì uno starnuto. Non sapeva se fosse umano o meno poiché quel suono era così leggero. Aprì gli occhi di soprassalto, mettendosi a sedere sul letto.
Sul petto di Jaemin che si alzava e si abbassava lentamente osservò un gatto nero dagli occhi gialli mentre si leccava elegantemente una zampa. Il cinese era a bocca aperta, spalancata a dir la verità.
Era sorpreso, ma allo stesso tempo così felice.
Sapeva benissimo che cosa quel gatto fosse. Quello era il Domestico di Jaemin. Renjun rimase con il fiato mozzato. Boccheggiava come un pesce alla ricerca dell'acqua.
Quando il felino concluse di lavarsi, camminò lentamente con passo felpato verso il cinese, sedendosi successivamente. Abbassò il capo, quindi l'argentato capì che voleva essere accarezzato: il gatto voleva mostrargli qualcosa.
Titubante gli grattò la testa ed in un attimo fu teletrasportato in un'altra realtà. Era nella mente del Domestico; questa gli mostrava immagini sconnesse di ali, simili a quelle di un uccello, ma più sofisticate.
Non capiva. Quando il gatto lo respinse, Renjun si ritrovò nuovamente con i piedi per terra. La testa gli girava. Credette che quelle ali si riferissero al Domestico di Sujin, la fenice, ma non capiva il collegamento che la creatura voleva fare con lei.
Quando il gatto nero miagolò, l'argentato si risvegliò dai pensieri. Con qualche difficoltà si alzò dal letto e, frettolosamente, quasi cadendo, corse fuori dalla camera, dirigendosi verso la cucina dove aveva lasciato il cellulare.
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PRISONER [The ONEIRATAXIA series]
Fanfiction❁ཻུ۪۪A PARK JISUNG FANFICTION❁ཻུ۪۪ ❝non credo di averti detto che ho accettato la proposta di unirmi al tuo gruppetto❞ ❝allora credo proprio che dovrò ucciderti❞ Alla fine Jisung era pur sempre un leader, un demone nero. Provare dei sentimenti non...