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CAPITOLO SESSANTADUE
«Qual'è il tuo piano?»

Sujin rigirava l'anello al suo dito più e più volte, cercando di alleviare la tensione. Sentiva le spalle pesanti ed i muscoli rigidi, nonostante si trovasse con l'uomo che amava in una delle tre prigioni anti-poteri.

Di lì a poco Jisung si sarebbe svegliato e Sujin lo attendeva con milioni di domande che svolazzavano libere nella sua mente. Improvvisamente un pensiero sovrastò tutti i quesiti: il matrimonio.

Si sentì un egoista per aver pensato ad una cosa così stupida visto ciò che stavano passando e l'assenza di quattro membri, eppure non le sembrò così futile al momento. Tanti, tantissimi eventi erano accaduti dopo quella proposta tantoché non ne sembrò più così convinta.

Era proprio quel bacio con Hendery ad averle confuso le idee ed, a scapito di Jisung, anche Jaehyun gli aveva tolto un punto favorendo il cinese. Eppure Chaerin aveva già un padre e quello non era affatto Hendery.

Avrebbe scombinato i piani della natura scegliendo Hendery, poiché quel marchio che lei aveva al collo gridava la possessione del leader di Est a tutti i venti. Sospirò affranta e combattuta, ammirando ancora il gioiello al dito.

"Abbiamo dei ripensamenti allora, non è così, dolcezza?" una voce diversa da quella di Jisung, sconosciuta a dir la verità, fece eco fra le quattro mura. Sujin scattò in piedi e con la pistola pronta, puntata proprio davanti al suono.

I suoi occhi si spalancarono quando notò che, al posto del corpo del fidanzato, legato, proprio lì davanti a lei, c'era il noto demone dagli occhi gialli, Jung Jaehyun, seduto in tutta la sua eleganza e mai con lo sguardo basso nonostante fosse in netto svantaggio.

"Jaehyun" sussurrò con il fiato mozzato. "In persona!" esclamò con un ghigno sghembo. Nonostante lo sgomento, Sujin non abbassò la guardia, quindi tornò seria e con le braccia tese proprio come ogni altro muscolo del suo corpo.

"Abbassa quella pistola, sappiamo benissimo che non posso farti nulla senza i miei poteri ed essere legato a questa stupida sedia non è a mio vantaggio. Siamo seri" l'uomo ruotò gli occhi al cielo in modo annoiato e scocciato.

Nonostante fosse chiaro che il demone avesse ragione, Sujin lo ignorò, decidendo di non dare nulla per scontato. Improvvisamente la porta si aprì, rivelando la figura alta e snella di Yangyang mentre entrava e serrava l'ingresso, chiudendoli tutti dentro.

"Avevamo detto nessun altro, Yangyang. Solo io e questo mostro" Jaehyun ruotò gli occhi al cielo all'udire dell'appellativo.

"Non mi fiderei di lui neanche se fosse morto. Non sappiamo di che demone si tratti e la stanza potrebbe non trattenergli alcun potere, proprio come agli argentati, perciò rimarrò qua con te fino a che non avremmo deciso cosa farne di questo idiota"

"Vattene, Yangyang" ordinò lei. Il ragazzo però insisté, rimanendo con i piedi puntati per terra. Lo sguardo gli cadde sul demone legato. Jaehyun scrollò le spalle. "Hai sentito la signora?"

Il cinese sospirò scocciato, ma non fece alcun passo. "Dammi un motivo valido per andarmene"

"Sono perfettamente capace di gestirlo, sono più forte di lui"

"Indubbiamente, peccato che tu non abbia i tuoi poteri qua dentro e che lui potrebbe disarmarti in un attimo se la mia teoria è giusta" Sujin decise di ignorarlo, tornando a concentrarsi sul loro prigioniero.

"Che ne hai fatto di Jisung?" Jaehyun sembrò rifletterci per qualche attimo. "Sta bene ed è al sicuro"

"E dov'è?" insisté il cinese. Il demone dagli occhi gialli sorrise, trovando finalmente un punto a suo favore. "Fatico a ricordare, ho problemi di memoria quando mi trovo con degli sconosciuti... Yangyang"

PRISONER [The ONEIRATAXIA series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora