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CAPITOLO VENTIDUE
«Una pistola»

Sujin si era calmata: non proprio in realtà, diciamo che aveva messo su una poker face, soprattutto con i due ragazzi alla quale aveva origliato la conversazione esattamente cinque minuti prima.

In quel momento erano tutti nella camera di Jeno, assistente di Jisung, ma anche ottimo hacker nel gruppo.

C'erano diversi schermi davanti a loro, ognuno illustrava una zona fuori dalla caffetteria dove Sujin e Yangyang si sarebbero incontrati, ma nessuno inquadrava l'interno: solo i tavoli accanto alle finestre potevano essere visibili.

Sujin aveva rifiutato di indossare il giubbotto antiproiettile, poiché era sicura che il protagora non avrebbe potuto colpirla o ucciderla in un luogo pubblico.

In quel momento Renjun le stava spiegando come inserire l'auricolare nell'orecchio, come avrebbe potuto sentirla e cosa fare in caso di emergenza. Aspettavano tutti l'arrivo di Jisung.

Non tardò.

Pochi attimi dopo si presentò nella stanza e tutto si fece più silenzioso. "E' tutto pronto?" domandò il capo.

Jeno annuì. "Forza, andiamo o faremo tardi-" ordinò il biondo, porgendole la mano. Lei non la prese, inoltre lo guardò riluttante.

"Renjun andiamo" disse lei, prendendo sottogamba il maggiore.

"C-Come?" domandò titubante, ma non ebbe alcuna risposta, tantoché Sujin lo afferrò per il polso e lo trascinò nel garage.

Dopo un lungo silenzio, Renjun fermò improvvisamente la macchina in un vicolo, qualche centinaio di metri dietro la caffetteria.

"Non siamo ancora arrivati, che stai-" disse lei, confusa dall'improvvisa fermata.

"Che diavolo succede?" domandò, aspettandosi una risposta che non arrivò. "Che c'è che non va fra te e Jisung, Sujin?"

"Questa mattina sembravate due piccioncini, mentre adesso, se non ci fossero stati anche gli altri, lo avresti accoltellato"

Ci fu qualche secondo di silenzio, prima che la ragazza scoppiasse lentamente in lacrime silenziose.

A quel punto Renjun sgranò gli occhi, cambiando immediatamente tono di voce. Si sbrigò ad abbracciarla e a consolarla.

"Ti va di parlarne..?" domando, insicuro. Lei annuì e fra le lacrime raccontò.

"Prima che entrassi in camera di Jeno ho origliato una conversazione fra Jisung e Jaemin..." sospirò, trattenendo le lacrime. "Non ho sentito tutto, solo un paio di frasi, le ultime, prima che Jaemin uscisse..."

"Parlavano di una scommessa, sembravano entrambi molto determinati-" spiegò, prima di ricominciare a piangere.

"Hanno detto che vogliono portarmi a letto- insomma, il primo che lo farà vincerà la sfida, io-" piagnucolò, ma Renjun la interruppe con voce ferma.

"Ascoltami Sujin, io ti prometto che non accadrà. Sono due imbecilli, ma non ti si avvicineranno, nessuno dei due, lo giuro sulla mia stessa vita" disse lui, guardandola dritto negli occhi.

"Adesso va, scendi e fai una camminata. Non pensare troppo a quei due, concentrati sulla missione" ordinò, facendole tornare la sicurezza.

Sujin si asciugò le lacrime, quindi uscì dalla vettura e fece quanto ordinato.

Renjun si ricordò improvvisamente di un particolare: l'auricolare all'orecchio della ragazza.

Avevano sicuramente sentito tutto. Guidò fino all'edificio base, poi si diresse con passo svelto verso la camera di Jeno.

PRISONER [The ONEIRATAXIA series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora