『
CAPITOLO CINQUE
«Strano come?»』
"Yah, c-che stai dicendo?" balbettò Chenle.
Jisung era un ragazzo il quale pensiero era solo dominare ed uccidere: aveva tolto la vita senza alcun pudore alla povera Seulgi, non avrebbe mai potuto amare qualcuno.
In più non aveva neanche mai mostrato a nessuno i suoi polsi, perciò era difficile sapere se aveva ancora un'anima gemella o se l'avesse già uccisa, facendo scomparire il simbolo.
"Io- che hai capito?" sussurrò la ragazza, ma se avesse potuto avrebbe gridato.
"C-Credi davvero che Jisung sia-" Chenle provò a chiedere, ma Sujin sgranò gli occhi.
"Sei pazzo?! Mi ucciderebbe alla prima occasione e, dopo quello che ha fatto a Seulgi, lo vorrei morto anche io!" sussurrò ancora.
"Perché stai parlando piano?" domandò lui.
"Cazzo Chenle, non li senti i passi? Questo è Jisung!" esclamò.
Nonostante il maggiore avesse i poteri più sviluppati dei suoi, ci mise un po' per udire quei passi e, quando riconobbe il suono delle scarpe, confermò che fosse il suo capo.
Questo evento lo fece riflettere molto. "Devi andartene!" esclamò. "Appena apre la porta esci subito, così non rischierai che ti percepisca" propose lei ed il moro annuì.
Proprio mentre stava per rendersi invisibile, si ricordò di qualcosa di importante da dirle.
"Sujin!" la chiamò in un sussurrò. "Dammi qualche mese e ti prometto che scopriremo a chi appartiene quel simbolo" sorrise, lasciando perplessa la minore.
Non ebbe tempo per pensarci, tantoché, quando sentì i passi farsi sempre più vicini, si sdraiò nel letto e chiuse gli occhi, fingendo di dormire.
Jisung aprì la porta della sua camera, venendo invaso da una leggera brezza fredda che lo fece rabbrividire leggermente. Chenle approfittò di quel momento per uscire.
Dopo un sospiro chiuse la porta dietro di sé, camminando verso il letto.
"Aish- prenderai un raffreddore con queste finestre aperte!" esclamò in un sussurrò, spostandosi a chiudere il vetro.
Sujin rimase scioccata: quella voce dolce e protettiva apparteneva veramente a quel ragazzo che aveva ucciso, senza pensarci per un secondo, la sua amica?
Jisung restò per qualche attimo a scrutare il corpo della minore, dopodiché si sedette accanto a lei.
Passò dolcemente le dita sul minuscolo tatuaggio sulla schiena di Sujin, lasciandole la pelle d'oca; sospirò, realizzando che quella sera faceva veramente freddo, così si affrettò a prendere una coperta dal cassetto di un piccolo comodino proprio accanto al letto, sdraiandogliela sul corpo.
"Mamma, dimmi che non ho sbagliato questa volta" sussurrò, parlando da solo.
Sujin non aveva mai sentito la sua voce diventare così emotiva e vulnerabile, e sgranò gli occhi quando lui si sdraiò accanto a lei, avvolgendole un braccio attorno alla vita.
In poco tempo i due ragazzi si addormentarono, proprio in quella posizione.
—
Il giorno dopo, quando Sujin si svegliò, non trovò nessuno accanto a lei, ma in quel momento non gli importava: voleva delle risposte.
Lentamente si tolse le scarpe, rendendosi conto quanto fosse stato scomodo dormirci, visto che aveva i piedi doloranti.

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PRISONER [The ONEIRATAXIA series]
Fiksi Penggemar❁ཻུ۪۪A PARK JISUNG FANFICTION❁ཻུ۪۪ ❝non credo di averti detto che ho accettato la proposta di unirmi al tuo gruppetto❞ ❝allora credo proprio che dovrò ucciderti❞ Alla fine Jisung era pur sempre un leader, un demone nero. Provare dei sentimenti non...