『
CAPITOLO VENTOTTO
«Un bacio»』
Una volta terminato il meeting, ognuno si ritirò nelle proprie stanze ad eccezione di Sujin che veniva trascinata nella camera di Jaemin dal maggiore.
Chenle li aveva seguiti: dubitava molto di quel ragazzo, aveva qualcosa di tetro, di sospetto, era sicuro che nascondesse qualcosa. Inoltre non poteva permettersi di lasciarlo da solo con la ragazzina.
Si era reso invisibile ed era entrato nella stanza, prima che Jaemin chiudesse la porta.
"Perché mi hai portato qua?" domandò, incuriosita dal comportamento del maggiore. I due si erano seduti sul letto del ragazzo; Chenle si trovava in una posizione strategica per non essere percepito dalla ragazza.
"D-Devi aiutarmi, Sujin" balbettò con gli occhi lucidi. Lei sgranò gli occhi: mai aveva sentito la voce del ragazzo così vulnerabile. "Che succede?" domandò preoccupata.
"N-non sono io, questo, c'è qualcuno-"
"I-Io non riesco a capire, Jaemin" deglutì lei. "Succederà qualcosa, fra poco-"
"Che cosa, dimmi di che si tratta!" lo incitò, spaventata, ma così curiosa. "I-Io non lo so!"
"Fa male, aiutami, ti prego" piagnucolò.
Sujin non sapeva davvero dove mettere le mani: avrebbe voluto aiutarlo, ma come avrebbe dovuto fare? "Come?" domandò.
"Un bacio" sussurrò lui, facendo sgranare gli occhi sia a lei che a Chenle.
Quest'ultimo era molto combattuto: quella era una situazione di emergenza, poiché se Jaemin l'avesse baciata, Jisung lo avrebbe percepito e lo avrebbe ucciso.
Se si fosse rivelato ai due, il maggiore avrebbe scoperto i suoi poteri, ma non poteva stare fermo a guardare. Con riluttanza, sospirò, poi deglutì.
Le mani gli tremavano dalla paura mentre avvicinava le dita al marchio argento sul suo polso: chiuse gli occhi, quindi lo premette.
Renjun stava leggendo uno dei suoi noiosissimi libri sui vampiri per capire che cosa avesse sbagliato per non ucciderli.
Improvvisamente percepì un pizzicore sul suo polso che venne rimpiazzato in pochi istanti da un dolore acuto, lancinante. Per suo stupore, da quel polso vuoto, nudo, comparì un simbolo riconducibile al marchio di un demone bianco.
Sgranò gli occhi: che stava succedendo?
Non ebbe il tempo per riflettere che la sua vista divenne offuscata, poi, come se si trovasse in un sogno, vide ed udì tutto ciò che Chenle gli stava mostrando.
"Jaemin non posso baciarti, i-io" balbettò la ragazza, incapace di mentire o trovare una scusa. "Lo so quello che hai fatto con Jisung, ma ti chiedo un bacio-" ringhiò lui a denti stretti.
"Non posso farlo"
"Ti prego, curami, io l'ho fatto quando stavi morendo, ricambia il favore, ti supplico" lui la guardava dritto negli occhi: Sujin deglutì. Non avrebbe potuto dirgli di no. Renjun aveva finalmente risolto quel mistero: era stato lui a medicarla da quella ferita tanto profonda.
Adesso l'unica incognita era il come. Come aveva potuto un umano curarla? Era impossibile.
Sujin rifletté per qualche attimo, poi sospirò. E se il suo aiuto fosse stato fondamentale per salvargli la vita? Non poteva saperlo.
"D'accordo" sussurrò con voce strozzata.
Lei chiuse gli occhi, aspettando che lui facesse quella mossa tanto ambita.
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PRISONER [The ONEIRATAXIA series]
Fanfiction❁ཻུ۪۪A PARK JISUNG FANFICTION❁ཻུ۪۪ ❝non credo di averti detto che ho accettato la proposta di unirmi al tuo gruppetto❞ ❝allora credo proprio che dovrò ucciderti❞ Alla fine Jisung era pur sempre un leader, un demone nero. Provare dei sentimenti non...