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CAPITOLO CINQUANTASETTE
«Che cosa ha lui che io non ho?»

Sujin si portò le mani fra i capelli sospirando rumorosamente, sbattendo le mani con rabbia sulla scrivania che Jisung teneva in camera. Aveva frugato in tutta la camera alla ricerca di qualcosa, qualsiasi - anche un pezzo di stoffa - che avrebbe potuto portarle alla memoria quelle ore di vuoto che aveva.

Ringhiò a denti stretti, si malediva mentalmente. Con un altro sospiro rumoroso cadde a sedere sulla sedia davanti alle miriadi di fogli - documenti - che ricoprivano il piano. Chiuse gli occhi, facendo ancora pressione sulla memoria, ma nulla. Vedeva il vuoto più totale.

Udì qualcuno bussare alla porta con delicatezza, quasi non volesse romperla. "Vieni" mormorò abbastanza forte da farsi sentire. Come si immaginava, Hendery non aveva tardato. "Vedo che stai leggendo Romeo e Giulietta... è il mio libro preferito" sorrise, osservando il manoscritto sul comodino al lato del letto della ragazza, quasi esitando e Sujin non capì perché.

Con la testa lei gli indicò la sedia vuota davanti a lei, quindi il cinese prese posto. "Ho bisogno di sapere cosa è successo nella radura, Wong" nei suoi occhi apparì una scintilla di determinazione che fece insospettire il ragazzo.

"Vedo che adesso siamo tornati ad usare i cognomi, Huang" ripeté, marcando il nome di famiglia. Hendery sembrava furioso, offeso - e lo era - ma lei non capiva il motivo. Sujin deglutì: si sentiva così piccola. Tacque, incapace di reggere il suo sguardo.

"Come immaginavo" mormorò, ridendo amaramente. "Sono stanco, Sujin. Esausto di tutte le aspettative che mi dai. Sei perfettamente a conoscenza dei sentimenti che provo per te e tu mi stai solo usando"

La ragazza sgranò gli occhi quando la rabbia di Hendery prese possesso di lui. Doveva aver tenuto dentro di sé tutte le parole che le avrebbe detto. Il cuore le si strinse: sentì come se un pugnale la stesse trafiggendo.

"Hendery ho paura, dei vampiri sono entrati in camera mia, Hendery io e Jisung abbiamo litigato" continuò, imitando la sua voce. "Mi chiami solo quando ti servo e poi mi respingi come se io non esistessi- come se non fossi consapevole di quanto tu mi ferisca!"

La furia e la tristezza che lo facevano parlare ad alta voce, lo costrinsero ad alzarsi, facendo cadere la sedia. Sujin sobbalzò a causa del rumore, sollevandosi in piedi ed indietreggiando, mentre il cinese superava la scrivania che li separava, avvicinandosi sempre di più a lei, puntandole il dito contro.

"Io ti ho salvato la vita fuori dall'Est, ho evitato che morissi dissanguata e ti ho riportata a casa con il cuore in gola! Avresti potuto almeno ringraziarmi, ma invece... non mi hai nemmeno rivolto la parola" i suoi occhi erano scuri, tristi, feriti. La vista della ragazza si fece offuscata a causa delle lacrime.

"Invece sai che cosa ho ricevuto in cambio?! L'ennesima minaccia da Park fottuto Jisung!" esclamò, facendola sobbalzare non appena la sua schiena incontrò la parete dietro di te. "Io proprio non capisco-" rise amaramente. "Che cosa vedi in lui, Huang? Che cosa ha lui che io non ho?"

Sujin tremava leggermente. Non osò parlare per evitare di sbagliare.

Che cosa aveva Jisung che Hendery non aveva? Uno stupido marchio?

Non si era mai posta quella domanda. Nessuno dei due aveva niente in più o in meno che l'altro non possedeva, ma Jisung le aveva mentito molte volte, a differenza di Hendery. Su Seulgi in particolare.

Una voce nella testa - un flashback - si ripresentò nella sua mente, vivido come nel giorno in cui l'aveva vissuto.

"Se sei attratta da due ragazzi, allora baciali entrambi"
"Sentirai subito chi è che ami davvero"

PRISONER [The ONEIRATAXIA series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora