『
CAPITOLO NOVE
«Il tuo corpo mi sembra dica il contrario»』
Erano le cinque e mezzo di mattina, un lunedì. Sujin era in piedi, davanti al lungo specchio a qualche metro dal letto dove, il biondino, stava ancora dormendo.
Era il suo primo giorno di addestramento e, per qualche motivo non aveva potuto dormire bene: forse era ansia ed emozione.
Ammirava la sua figura snella in intimo nero, non che gli piacesse veramente il suo corpo, ma notò principalmente il taglio dei capelli, arrangiato, poco sopra alle spalle: le piaceva davvero quel cambiamento, ma non lo avrebbe mai ammesso.
Perché, per quanto odiasse quel biondino, lei non riuscisse a stargli lontana? Non era in grado di spiegarselo.
Si vestì con l'uniforme da lui consegnata.
Sembrava costosa, disegnata appositamente per lei: in quel momento si sentiva onorata, ma aveva ancora così tante domande.
Indossò i pantaloni, larghi, neri, chiusi da un elastico alle due estremità, poi la maglietta, sempre un crop top color petrolio, semplice, a maniche lunghe, attillato, dove sul seno destro era cucito "East", nome del gruppo di Est.
Sentiva quasi di aver tradito sua sorella e tutta la banda indossando quell'uniforme, ma non si pentiva di non aver indossato la cintura del vecchio clan. Sarebbero stati solo ricordi.
Ammirò ancora una volta il corpo magro e tonico del suo nuovo capo: inutile dire ancora una volta che era così bello.
Incuriosita, si avvicinò al letto, sedendosi nel lato vuoto, con la vista del volto sereno e dormiente del maggiore.
L'occhio le cadde sul suo polso, stranamente scoperto.
Non osò toccarlo o la scossa avrebbe potuto svegliarlo: il marchio era cambiato dalla prima volta che lo aveva visto il giorno in cui era arrivata.
Non possedeva un telefono, Jisung non glielo permetteva, ma si ricordò di come Renjun le aveva chiesto gentilmente di scoprire che simbolo lui avesse, così si allungò, senza fare troppo rumore, verso il comodino al lato del biondo, ed afferrò il telefono.
Lo accese e, fortunatamente, non era necessaria alcuna password.
Rapidamente aprì la chat dei messaggi con Renjun e scattò una foto al polso del ragazzo.
Non appena Sujin fu sicura che l'immagine era stata inviata con successo, eliminò il messaggio, in modo che Jisung non avrebbe potuto vedere quello che lei aveva scattato e consegnato, senza il suo consenso.
Sujin ripose il telefono nel mobiletto e si alzò dal letto, dirigendosi verso il bagno collegato alla camera da letto.
Aveva ancora mezz'ora di tempo libera, prima che il suo allenamento fosse iniziato, così frugò in qualche cassetto alla ricerca di trucco.
Era sicura che ci fosse, poiché in quella casa tutti lo usavano, perfino il biondino tetro.
Non si truccò esageratamente, giusto un po' di fondotinta e correttore, ombretto dorato sfumato ad uno più scuro, del mascara e, per finire, una linea di eyeliner ed una striscia di lucidalabbra.
Appena uscì dal bagno, sulla scrivania del maggiore, proprio accanto allo specchio, notò la sua vecchia cintura con le sue iniziali: rattristita dal doverla abbandonare fino a data incerta, si avvicinò e la prese fra le mani, accarezzando le due lettere in alluminio.
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PRISONER [The ONEIRATAXIA series]
Fanfiction❁ཻུ۪۪A PARK JISUNG FANFICTION❁ཻུ۪۪ ❝non credo di averti detto che ho accettato la proposta di unirmi al tuo gruppetto❞ ❝allora credo proprio che dovrò ucciderti❞ Alla fine Jisung era pur sempre un leader, un demone nero. Provare dei sentimenti non...