A/N: Disclaimer: non voglio sembrare stupida, spero sia chiaro, io so benissimo che Renjun non è il più grande di tutti i personaggi, né tanto meno Joy è più grande di Irene, semplicemente nella storia entrambi hanno corrispettivamente mille e trecento anni (così come tutti gli altri personaggi presenti e futuri).
Inoltre spero che non vi sia difficile orientarvi visti gli sbalzi di tempo in cui ogni parte del capitolo si svolge. Buona lettura :)『
CAPITOLO QUARANTASEI
«Fa un altro passo ed io mi ammazzo!»』
Joy usciva dalla sua camera condivisa con Irene con passo felpato. La leader si stava riposando, poiché aveva gli occhi chiusi ed il respiro leggero. Era sdraiata a pancia in su e le labbra erano leggermente separate l'una dall'altra.
La demone era allo stipite della porta, quando udì la voce così familiare del suo capitano.
"Se pensi di farti marchiare senza che io lo sappia, allora non ci penserò due volte ad ucciderti, Park Sooyoung" Joohyun parlò con voce monotona, senza aprire gli occhi. La maggiore sospirò, quindi appoggiò una mano sul muro accanto al cornicione della porta.
"Credevo dormissi" rispose, sperando di poter cambiare argomento. "Seulgi mi manca, lo sappiamo tutti, ma questo è il suo destino ed io la ricorderò come amica e braccio destro fino alla fine dei miei giorni" spiegò, decidendosi di mettersi a sedere.
"Lei non era solo un'amica per te, Joohyun, non mentire a te stessa" Sooyoung si voltò, scrutandola con occhi severi. La minore si fece piccola. "Tu l'amavi, è per questo che hai pianto molte notti, credevi che non ti avremmo mai sentita?" ribatté.
"Io sono un capitano, Sooyoung, l'amore è solo una debolezza ed io non posso permettermene alcuna. Qualsiasi cosa ci fosse stato fra di noi, adesso è finita" ringhiò, ferita, ma con tono sovrastante.
"Adesso smetti di parlare di me e cammina. Renjun e Dejun ci stanno aspettando e noi non tarderemo" concluse sottolineando il pronome. Joohyun, senza aspettare risposta, camminò davanti alla maggiore, offesa dalle sue parole. Joy si sentì in colpa.
—
Era notte fonda, probabilmente le prime ore del mattino. Sujin aveva provato a parlare con Jisung già da quando si era conclusa la riunione, ma lui si era rifiutato di vederla dopo lo scoop dettato da Yangyang.
In quel momento Jisung era sveglio. Non aveva voluto che la ragazza avesse dormito con lui, proprio per questo lei era nella camera del padre, seduta su una sedia, mentre lui si riposava.
"Dovresti dormire" propose lui con voce stanca, svegliandosi, osservando la figlia che fissava il vuoto. "Jisung non vuole più vedermi ed io non so perché" rispose senza distrarsi. Renjun sospirò, quindi si alzò dal letto e si sedette accanto a lei.
"Ho paura che faccia qualcosa di stupido o forse sono pazza io... continuo a sentire la sua voce nella mia testa-"
"Che ti dice?" il maggiore la interruppe, sapendo forse il motivo. "Chiede dove sia il suo pugnale, poi lo trova ed infine che darà una lezione ad uno Wong. Forse sono pazza" sorrise. L'argentato si incuriosì. Ci volle qualche attimo prima che il ragazzo realizzasse le sue parole, quindi sgranò gli occhi.
"No, Sujin, non sei pazza. La voce nella tua testa è il vero Jisung, tu stai sentendo quello che lui pensa. Ieri il vostro collegamento si è attivato, quindi entrambi percepite ogni singola cosa che accade nel vostro corpo. Adesso corri. Non posso permettere che uccida Lucas-" disse velocemente, prendendo per mano la ragazza e trascinandola fuori dalla stanza. Lei però lo interruppe.
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PRISONER [The ONEIRATAXIA series]
Fanfiction❁ཻུ۪۪A PARK JISUNG FANFICTION❁ཻུ۪۪ ❝non credo di averti detto che ho accettato la proposta di unirmi al tuo gruppetto❞ ❝allora credo proprio che dovrò ucciderti❞ Alla fine Jisung era pur sempre un leader, un demone nero. Provare dei sentimenti non...