CAPITOLO 16

11.4K 270 32
                                    

Cazzo!

Quanto mi fa male il piede!

Il dolore è così forte che mi obbliga a fare spesso delle piccole pause.

Non so a cosa pensare per prima.

Se fermarmi e cercare in un qualche modo di curare le ginocchia sanguinanti e far riposare un po' il piede, per colpa della caviglia gonfia e rossa, o se continuare a correre per non farmi prendere da quei mostri.

Sono senza ossigeno e sovrastata dalla paura.
Le lacrime continuano a bagnarmi il viso.

In lontananza sento delle urla e poco dopo delle sgommate di diverse macchine, almeno una decina, da farti stordire le orecchie.

Questo significa che stanno iniziando a setacciare l'intera zona e ho pochissimo tempo per poter fuggire di qui, prima che sia troppo tardi.

Ma con questo piede mezzo morto e con la mano quasi fuori funzione, credo che avrò un po' di problemi.

Non so quanto tempo sia passato, ma so che è tarda sera perché il cielo si è oscurato e sta iniziando a soffiare un venticello leggermente gelido, da congelarti le ossa e per una persona come me, vestita solamente con dei boxer e una maglia XL a maniche corte e che ha degli anticorpi preticamente inesistenti, diciamo che rischio un bel raffreddore e una bella febbre alta.

Alzo la testa e noto il cielo stellato illuminato da una bellissima luna piena, almeno ho qualcosa da illuminarmi un po' il luogo sconosciuto dove mi trovo.

Ad un tratto mi accorgo che sono arrivata alla fine di questo bosco che pareva interminabile e di fronte a me si presenta un'altra strada, che credo sia quella che porti verso il centro città.

Noto in lontananza due piccole lucine gialle ingrandirsi sempre di più, segno che una macchina si sta avvicinando.

Inizio a pregare in tutte le lingue che so, sperando che non siano quei pezzi di merda, e piano piano inizio a correre zoppicando, come se stessi scappando da quello sconosciuto.

Ad un tratto sento la macchina fermarsi vicino a me, abbassare il finestrino e chiamarmi in russo.

Il sangue mi si gela nelle vene, non solo per il freddo siberiano che c'è, ma anche per la paura.

"Мисс, вам нужна помощь?" (Signorina, ha bisogno d'aiuto?)

Volto lentamente il capo verso quell'uomo che ha appena richiamato la mia attenzione e appena lo guardo noto che è un ragazzo giovane, circa sulla trentina.

Ha gli occhi castano chiaro, quasi caramello e a mandorla.
Le labbra sono carnose.
Le forme del suo viso sono molto calcate. Lo vedo uscire dalla macchina e ora lo noto in tutta la sua bellezza.
Sembra un modello: alto, muscoloso, tatuato, con i capelli mossi e di colore biondo ramato.

Ma io mi chiedo, ma proprio a me dovevano capitare tutti questi manzi russi?

Peccato che poi risultino essere dei bastardi criminali.

Lo vedo avvicinarsi lentamente verso di me mentre io faccio un passo indietro.

"Ты хорошо себя чувствуешь?" (Si sente bene?) lo sento dirmi un'altra volta in russo.
"Sorry, but i don't speak Russian" (Scusa, ma non parlo russo) gli rispondo nell'unica lingua che credo e spero lui riesca a capire.

"Where are you from?" (Da dove vieni?) mi chiede questa volta in inglese, anche se si sente lo stesso il forte accento russo.

Per fortuna sa una lingua straniera con la quale ci potremmo capire.

"I'm from Italy" (Vengo dall'Italia) gli rispondo, notando sulla sua faccia un'espressione di sorpresa.
"Sei italiana?
E che cosa ci fai qui, in queste condizioni e a quest'ora tarda da sola?
Lo sai che questo posto è pericoloso?" mi chiede, rispondendomi questa volta in italiano.

My Dark Mafia Prince Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora