CAPITOLO 23 🔞

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La sto cercando per tutta la casa, ma non la trovo.

Dove sarà finita quella mocciosa?

Ad un tratto, vedo Ekaterina uscire da una stanza, la mia stanza, con un'espressione mortificata.
"Dov'è lei?" mi guarda con gli occhi rossi che pregano che io non le faccia nulla, ma ormai è troppo tardi.

"È dentro la vostra stanza, signore.
Ci sono anche le sue amiche"

"Falle uscire, adesso.
Ho una questione molto importante da chiarire con l'artefice di tutta questa merda" senza proliferare una sola parola, entra dentro per poi uscire qualche secondo dopo insieme alle due biondine che mi rivolgono uno sguardo assassino, pieno d'odio e disprezzo.

Ekaterina si ferma a metà strada per poi voltarsi verso di me.

"È solo una ragazzina, signore.
Non è stata colpa sua, cercate di capirla. Non traumatizzatela ancora, più di quanto già non la sia"

"Ciò che è successo oggi, è una cosa non da poco e io non posso far finta di nulla. E per quanto riguarda la questione tra me e lei, sono affari che non ti riguardano.
Sono stato abbastanza chiaro?" la vedo trattenere a stento le lacrime, abbassare la testa, probabilmente rassegnandosi che non cambierò idea.
"Sì, signore, è stato chiaro" si volta e sempre tenendo strettamente le mani delle due ragazze, si dirige al piano di sotto.

Mi volto e vado verso la mia camera, mi fermo davanti alla porta e lentamente la apro.

Guardo attentamente ogni minimo angolo della stanza ed eccola lì, seduta sulla piccola poltrona.
È rannicchiata sulle ginocchia e continua a piangere in silenzio.

Se pensa che comportandosi in questo modo riuscirà a farmi addolcire, si sbaglia di grosso.

Per ciò che ha fatto, ne pagherà le conseguenze.
L'avevo avvertita, più di una volta, ma lei è troppo testarda per capirlo.

"Cos'è, prima commetti un crimine e poi te ne penti?
Devo dire che sei proprio una pessima criminale" si volta immediatamente verso di me e mi guarda con una paura che non avevo mai visto in lei, siccome è sempre la prima a sfidarmi e a tenermi testa.

"D-Danilo...i-io t-te l-lo p-posso s-spiegare...n-non è s-stata c-colpa m-"

"Shhh...shhh...shhh" la zittisco, mentre vedo i suoi piccoli occhieti iniziare di nuovo a lacrimare.
Il suo piccolo corpicino inizia a tremare come una fogliolina.

Chiudo la porta a chiave e mi dirigo lentamente verso di lei, come fa un leone con la propria preda.

Vedo che si schiaccia ancora di più contro lo schienale della poltrona e si stringe sulle sue ginocchia.
"Hai paura di me, Sara?" le chiedo con voce profonda, sapendo benissimo che effetto ha su di lei.

La vedo stringersi di più, ma non risponde.
"Sei terrorizzata all'idea di ciò che ti potrei fare?" annuisce leggermente con la testa, ma continua a non rispondermi a voce.
"Voglio sentire la tua voce" le dico mentre appoggio le mani sullo schienale della poltrona, stando alle sue spalle.
"S-sì" mi risponde balbettando.

Mi avvicino lentamente al suo orecchio.

"Sai da dove viene realmente generato quello che tu chiami -terrore-?" si volta e mi guarda con un'espressione di una che non ha capito il senso della frase.
"S-Scusa, m-ma non ti s-seguo.
C-Cosa v-vorresti dire?" porto una mano sul suo braccio che inizio a sfiorare delicatamente.

"Inizia con la paura.
Sai...come specie umana siamo imprevedibili, siamo crudeli, soprattutto quando cerchiamo di sopravvivere..." la vedo guardarmi attentamente, rilassandosi un po' al mio tocco.
"...ma anche quando qualcuno ci tradisce, specialmente se quelle persone erano un tuo famigliare e una a cui tenevi tanto" si pietrificata, guardandomi di nuovo terrorizzata.
"Ed è giusto che queste persone vengano punite per l'errore grave che hanno commesso"

My Dark Mafia Prince Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora