CAPITOLO 41

11.6K 212 33
                                    

SARA'S POV

Mi sento presa per il culo.

Mi sento usata, umiliata.

A quanto pare il suo vero scopo era solo di aprire le gambe ad un ingenua ragazzina e sverginarla senza pietà né rimorso.

Per lui sono soltanto un oggetto che viene usata per soddisfare i suoi desideri sessuali.

Pensavo che tra noi ci fosse stata della vera chimica, che lui provasse veramente qualcosa di sincero e puro nei miei confronti, ma a quanto pare mi sono illusa.

Sono cascata nella sua trappola.

È inutile dire che mi ha inseguita, fino a portarmi di forza in camera sua.

Con quella sua forte postura muscolosa e mostruosamente alta, che supera di gran lunga i miei un metro e sessantotto, e con quella sua espressione seria e furiosa, ha cercato di intimorirmi e dargli delle spiegazioni riguardo quello che avevo fatto poco prima.

Gli ho rinfacciato, alzando a dismisura il tono della voce, tutto ciò che mi tenevo dentro e quanto schifosamente umiliata mi ha fatta sentire.

Come merdosamente mi sentivo nell'avermi usata come un sex toy.

Per tutto il tempo l'ho visto tacere e guardarmi o meglio scrutarmi da testa a piedi con quei due radar azzurri.

Aveva un'espressione tra il perplesso, il scombussolato e l'incazzato.

E come biasimarlo?

A quanto pare nessuno si è mai preso la briga o ha avuto così tante palle da alzargli la voce e dirgli le cose in faccia come stanno, e lui ormai si è abituato a questa situazione dove lui è il capo e lui comanda mentre gli altri, muti come se gli avessero tagliato la lingua, eseguono i suoi ordini.

Dovevo venire io, una ragazzina di soli diciassette anni e avere le palle e il coraggio di affrontarlo faccia a faccia senza un minimo di paura che da un momento all'altro possa perdere la vita.

Ci siamo urlati contro per non so quanto tempo.
Lui che insisteva sul fatto di non aver avuto intenzione di umiliarmi mentre io sul fatto che lui l'aveva fatto apposta perché è uno stronzo patentato, non sa come trattare le donne e gli piace vedere le persone, che lo circondano, soffrire.

Ora sì che sono più decisa a fuggire, insieme alle mie amiche, e abbandonarlo qui da solo come un cane.

Infatti, il giorno seguente che avevo chiesto ad Alexandr di comprarmi il telefono, me lo sono ritrovato come un pacco regalo sul letto.

L'ho aperto, scoprendo che c'era già il numero inserito.

Non ho esitato a chiamare mia madre e avevo una paura così grande che lei rispondesse, che ero disposta a chiudere quella chiamata e a non chiamarla mai più, solo dalla paura di come avrebbe reagito alla mia voce che avrebbe sentito dopo tanto tempo.

Nel momento in cui ho sentito la sua stanca e triste voce rispondere dall'altro capo del telefono, i miei occhi si sono immediatamente colmati di lacrime.

Cercavo in qualsiasi modo di soffocare i miei singhiozzi e di fare dei grossi e profondi respiri per calmarmi.

Le mani mi tremavano in un modo così violento che pensavo che sarei svenuta da un momento all'altro.

My Dark Mafia Prince Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora