CAPITOLO 47 🔞

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SARA'S POV

In un battito di ciglia, siamo arrivati alla metà di dicembre.

Il clima freddo, gelido, invernale russo invade le zone di questo paese.

Per non parlare della neve, che già dai primi giorni del mese aveva iniziato ad imbiancare l'intera città di Mosca.

Le decorazioni natalizie abbelliscono le strade e le abitazioni russe.

Specialmente la casa in cui mi trovo da più di sei mesi, che è meravigliosamente e maestosamente decorata da tantissimi ornamenti natalizi, rendendola più vivace e colorata.

Da quando è morta mia madre e dopo essere crollata nell'abisso più totale, dove ammetto di aver più volte voluto suicidarmi, ora mi sento leggermente più in forma e ripresa da quel momento oscuro.

Grazie all'insistente aiuto e appoggio delle mie amiche, di Alexandr, di Ernest, ma soprattutto di Danilo, mi sento un po' più tranquilla e senza quella persistente sensazione di soffocamento e di morte interna.

Ho passato un mese, il mese più brutto e catastrofico della mia vita, ad avere diversi e incontrollabili attacchi di panico e incubi che solo la mia salute mentale può sapere quanto ho sofferto.

Mi sono capitate così spesso che ad un certo punto ho seriamente pensato fossi impazzita o avessi delle gravi allucinazioni.

Ricordo che ogni notte, mentre la casa era immersa nel più assoluto silenzio e buio, io sgattaiolavo fuori dalla camera, cercando di non svegliare l'uomo addormentato alla mia destra.

Andavo nel suo ufficio, prendevo la pistola che avevo scoperto tenesse dentro il cassetto della scrivania e mi dirigevo verso la libreria, a girarmi e rigirarmi quell'arma dal metallo fresco tra le dita delle mani sudate e tremanti.

Guardavo quell'oggetto pericoloso con tutta l'attenzione del mondo e iniziavo a pensare come potesse una cosa così semplice e dalla facile portata portarti via la vita con un semplice premere del grilletto.

Alzavo gli occhi al cielo e iniziavo a piangere.

Sentivo le ininterrotte lacrime riempire i miei occhi e bagnarmi il viso, lasciando delle calde, dolorose strisce salate rigarmi le guance rosse.

Guardavo il cielo, a volte stellato e altre ricoperto di nuvoloni scuri che promettevano l'arrivo di una tormentosa tempesta, e iniziavo una discussione immaginaria con i miei genitori.

Se solo qualcuno mi avesse beccata a fare una cosa del genere, mi avrebbe di sicuro presa per una malata mentale scappata dal manicomio.

Fortunatamente, una notte, fui beccata da Danilo mentre imprimevo con forza la volata della pistola contro la parte destra del mio capo.

Grazie a lui, quella notte, non ho dato fine alla mia vita, cosa che ora che ci ripenso, mi vergogno di averci solamente pensato.

Da allora, ho avuto Igor e le mie amiche con il costante fiato sul collo, a tenermi sotto stretta osservazione ventiquattro ore su ventiquattro, ogni qualvolta Danilo e i suoi fratelli non ci fossero stati per lavoro.

Per farmi staccare un po' la spina da quei continui profondi pensieri dolorosi, mi hanno obbligata a fare l'albero di natale, alto due metri, situato al centro dell'enorme soggiorno.

Abbiamo impiegato quasi un'oretta buona ad abbellirlo, anche se con l'aiuto delle ragazze e di Tanya.

Però, se devo essere sincera, dopo un duro e faticoso lavoro ne è uscito la cosa più meravigliosa di sempre.

Il resto della casa, invece, l'abbiamo lasciata ai professionisti che Danilo aveva fatto contattare.

Il colore che maggiormente domina è il rosso, mio colore preferito, messo in contrasto con un po' d'argento, oro e blu.

My Dark Mafia Prince Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora