Capitolo 20

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La mattina dopo nessuno viene a chiamarmi, penso Aizawa abbia avvertito davvero i miei compagni. Lascio le tende della camera chiuse e rimango nel letto con le coperte fin sopra la testa a guardare il telefono. Ovunque c'è la notizia della sera prima dove i villain hanno imbrattato l'agenzia di Endeavor. Le riprese mostrano tutti i graffiti che anche gli altri hanno fatto, devo dire che si sono davvero impegnati. Poco dopo, mentre scorro tra le immagini, mi arriva una chiamata da un numero sconosciuto. Fisso lo schermo qualche secondo per poi rispondere.

«Sakura...» la sua voce, nonostante sia in convalescenza, si fa riconoscere subito. «Mi dispiace. Io volevo-»

Vorrei davvero ascoltarlo, ma bussano alla mia porta. Riattacco velocemente prima che possa dire altro e mi alzo dal letto, nascondendo il telefono sotto al cuscino. Come avrà fatto ad avere il mio numero? Non è importante ora, lo richiamerò più tardi. Apro velocemente le tende e poi vado alla porta della stanza. Appena la apro mi ritrovo davanti Hawks e il professor Aizawa. Li osservo qualche secondo, per poi lanciare un'occhiataccia al più giovane.

«Professore, io non voglio parlare con lui.» mi rifiuto anche solo di rivolgergli la parola, speravo sarebbe passato nel pomeriggio in modo da farmi passare la rabbia, ma invece eccolo qui.

«Sakura, posso spiegare.» cerca di intromettersi lui.

«No! Non puoi spiegare!» sbotto io. «Potevi uccidermi! Hai quasi ucciso Dabi!»

«Sakura, non ti avrei mai fatto del male. La piuma avrebbe deviato all'ultimo, ma Dabi ti ha spinta e lui è rimasto nella traiettoria.»

«Non mi importa!» i miei occhi si riempiono, per l'ennesima volta, di lacrime. Cosa mi prende? «Hai i riflessi migliori dell'intera nazione, potevi benissimo evitare Dabi!»

«Tanaka, calmati-» Aizawa cerca di fermarmi, ma ormai sono partita in quarta.

«No che non mi calmo! Vi rendete conto? Un eroe stava per uccidere una persona! Non importa che fosse un villain, è pur sempre una persona con un cuore e un'anima!» entrambi si zittiscono ed evitano il mio sguardo. «Sapete una cosa? Forse Dabi aveva ragione, non tutti gli eroi sono degni di essere chiamati così.»

Entrambi fanno per dire qualcosa, ma gli sbatto la porta in faccia chiudendola poi a chiave. Quello che mi ha detto Dabi l'altro giorno sembra diventare più chiaro, aveva ragione. Gli eroi non uccidono le persone, dovrebbero salvarle, anche se sono dei villain.
Sento i due borbottare fuori dalla mia porta, poi iniziano a bussare. Dio quanto sono invadenti. Afferro velocemente il telefono che mi hanno dato all'Unione e chiamo Kurogiri. Lui risponde quasi subito.

«Pronto?»

«Kurogiri, ho bisogno di un favore.» sussurro ignorando la porta.

Lui inizia a sussurrare a sua volta, influenzato da me. «Che succede?»

«Devi aprire un portale nella mia camera del dormitorio. Portami lì, per favore.»

Non risponde più. Non so se sia intenerito dalla mia richiesta d'aiuto e semplicemente io gli stia simpatica, ma dopo poco davanti a me si apre uno dei suoi portali. Prendo le prime cose che trovo nell'armadio, in effetti sono ancora in pigiama, e mi cambio più velocemente che posso. Butto i vestiti sul letto e mi tuffo nel portale, comparendo nel bar dell'Unione. Sono davvero scappata da degli eroi?
Kurogiri come al solito è dietro al bancone che asciuga dei bicchieri. Fa solo quello nella vita?

«Tieni.» spinge una tazza sul bancone, una tazza di latte e cioccolato.

«Come...come fai a sapere che mi piace?» domando sedendomi sullo sgabello.

at the end he dies || DabiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora