Capitolo 69

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La pioggia scivola velocemente lungo i finestrini dell'auto del professor Aizawa. Io e Shoto, seduti dietro, non apriamo bocca neanche un secondo lasciando quindi che il professore ci faccia da tassista. Ci mettiamo un bel po' ad arrivare alla prigione, il lungo ponte che porta al Tartaro è continuamente minacciato dal mare mosso a causa della tempesta. Anche l'ultima, in realtà unica, volta che sono stata qui era così, ma diciamo che concentrarmi sul meteo non era esattamente il mio obbiettivo quella volta.
Scendiamo dall'auto e delle guardie ci scortano nell'edificio, all'interno il professore ci fa da guida. È già stato qui? Ci porta prima ad una stanza di controllo, fatta per assicurarsi che nessuno porti all'interno della prigione oggetti non concessi, poi ci scorta verso un ascensore. È tutto come ricordavo, l'hanno ricostruito proprio bene, ma spero che abbiano aumentato la sicurezza. Entriamo tutti assieme, accompagnati da una guardia, e scendiamo lentamente. Quando sono venuta qui per Lady Nagant non abbiamo fatto tutti questi passaggi, ora che ho visto come lavorano posso dire che i loro controlli sono molto rigidi, ma forse non abbastanza.

«Abbiamo la prova certa che non vi farebbe del male.» spiega il professore ad un tratto. «Quindi anche se vi avvicinate non sarete in pericolo, ma sarebbe preferibile evitare il contatto fisico.» le sue parole sono rivolte maggiormente a me, ovvio. «Nel caso esageriate o ci siano problemi, vi verrà comunicato subito. Immagino vogliate entrare uno alla volta.»

«No.» Shoto lo interrompe. «Vorrei, ma preferirei che Sakura fosse con me. Non ci metterò molto, poi lei potrà stare da sola con lui, ma io non voglio rimanere da solo.»

Io annuisco prendendogli la mano. «Certo, rimango con te. Non ti preoccupare.»

Le porte dell'ascensore finalmente si aprono e davanti ci troviamo la restante parte della famiglia Todoroki, Endeavor escluso fortunatamente. Non che mi aspettassi di trovarlo qui.
Rei sembra distrutta, i due figli più grandi la tengono stando al suo fianco. Anche le loro espressioni sembrano devastate, ma cercano di resistere per la madre. Fuyumi, appena ci vede, corre ad abbracciarci.

«Ragazzi...è pesante.» ci avverte lei. «Lui è cosciente e lucido, ma...»

«Non importa, dobbiamo parlargli.» la ferma Shoto.

Ha ragione, non c'è nulla che può fermarmi dal parlare a Dabi. Lei ci saluta e prende il nostro posto in ascensore assieme a Natsuo e Rei, mentre il professor Aizawa riprende a camminare. Arriviamo davanti ad una porta enorme, penso sia rinforzata per evitare l'evasione dei prigionieri. Aspettiamo qualche secondo finché la porta, che scopriamo essere automatica, si apre. Il nostro insegnante si gira guardandoci.

«Prego, entrate. Per motivi di sicurezza sarete video sorvegliati e tutto quello che direte verrà ascoltato anche dal personale della prigione. Se vi dicono di non fare una cosa, fate come dicono.» il suo sguardo sfreccia verso di me, ormai hanno capito tutti che non mi piace quando qualcuno mi dice cosa fare, ma per lui potrei fare un'eccezione.

Si sposta lasciandoci lo spazio per entrare. Shoto entra per primo, io esito qualche attimo prima di seguirlo. Appena varco la soglia, il bianco delle pareti mi acceca, sembra una di quelle stanze anti panico in cui rinchiudono i pazienti. Al centro c'è un tavolo con delle sedie attorno, ad un lato c'è seduto lui. I capelli bianchi sembrano risplendere all'interno della stanza rendendo tutto il resto più scuro, mentre la tuta arancione della prigione cozza completamente con il viola delle sue cicatrici. Ha i polsi legati con delle catene ad un gancio sotto al tavolo, per evitare che abbia troppa libertà di movimento, mentre al collo ha una specie di collare, probabilmente per tenere sotto controllo l'utilizzo dei poteri. Si gira a guardarci mentre entriamo. Inizialmente non sembra riconoscerci, ma appena riesce a metterci a fuoco sorride quasi sollevato. Ha un aspetto stanco, devastato, quasi come se non dormisse da giorni, ma cerca di tenere gli occhi aperti solo per noi. Shoto si siede dall'altra parte del tavolo appena una voce all'altoparlante, posizionato chissà dove, ci chiede di farlo. Seguo a ruota il mio amico, lasciando però che lui sia più vicino. Io sono qui solo per fargli da spalla, per ora, poi avrò il mio momento per stare da sola con Dabi.

at the end he dies || DabiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora