Prologo - Time flies (Pt. 2)

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Stava soffocando, per l'umidità di agosto, per l'agitazione che si sentiva addosso, per la difficoltà a  mantenere la calma e la mente lucida. Le mani gli tremavano appena, e faticava nell'annodarsi la cravatta; in quel momento avrebbe avuto seriamente bisogno di una mano.

Dopo l'ennesimo tentativo, lanciò la cravatta sul letto, spazientito. Si riaprì i primi bottoni della camicia bianca, sospirando rumorosamente e passandosi una mano tra i capelli, spettinandoli. Ora, più che uno sposo pronto al grande evento, sembrava più un fuggitivo disperato.

Filippo rise appena tra sé e sé, a quel pensiero: in realtà l'idea di fuggire non lo aveva nemmeno sfiorato per un secondo. E di quello si stupiva ancora adesso, positivamente: era sicuro che arrivato a quel punto, nella mattina del suo matrimonio, probabilmente si sarebbe sentito agitato, tentato di mollare tutto.

E invece no. Era sì ansioso, ma in una maniera che lo faceva sentire carico, entusiasta ed esaltato insieme. Non pensava si sarebbe mai potuto sentire in quel modo, così pieno di energie.

Si sedette per alcuni attimi sul letto, un sorriso accennato disegnato sul viso che sembrava non volersene andare. Ripensava a tutti i mesi precedenti, a tutti i preparativi e alla tensione che li aveva accompagnati: aveva speso tantissime energie fisiche e mentali, ma non se ne pentiva per niente. Si sentiva pienamente convinto di ciò che stava facendo, come non mai.

Ed ora, a ripensare a quei mesi difficili, non poteva fare a meno di sorridere. Da lì in avanti, poi, la fatica non sarebbe di certo finita, certo che no: quello era solamente l'inizio di tutto. E non vedeva l'ora di iniziare anche quella nuova avventura, con un tale ottimismo che gli sembrava impossibile perfino per lui.

Si riabbottonò la camicia, e recuperò la cravatta: doveva riprovare ad annodarla, prima di uscire dalla camera in cerca di aiuto. Chiedere aiuto sarebbe stata l'ultima spiaggia.

Si rialzò, avvicinandosi allo specchio: si sentiva più rilassato ora, meno agitato. Le mani non tremavano quasi più, e finalmente, con un sospiro di sollievo, riuscì a fare un nodo anche solo vagamente decente. Poteva comunque dirsi soddisfatto di se stesso. Cercò di risistemarsi anche i capelli ricci, passandosi le mani tra i fili castani delicatamente.

Lo specchio rifletteva ora l'immagine di un giovane uomo sorridente, dall'aspetto elegante e affascinante. Era finalmente pronto per il grande passo, con il cuore che batteva all'impazzata e il sorriso ancora stampato in viso.


"Nessuno ha detto che sarebbe stato facile, hanno solo promesso che ne sarebbe valsa la pena" - Harvey Mackay

*

Si rigirava l'anello di fidanzamento tra le mani da ore, ormai, e ancora sembrava essere in preda a mille pensieri che le occupavano la mente. La pace sembrava essere il più lontana possibile da lei, in quel momento. Il vestito bianco la stringeva un po', e anche se in parte aveva il timore che, restandosene seduta così scompostamente per troppo tempo, sarebbe finito per rovinarsi un po', Giulia non accennò ad alzarsi.

Si sentiva già troppo stanca, le girava troppo la testa e la nausea stava cominciando a farsi sentire di nuovo, nonostante fosse mattina ormai inoltrata. L'ansia le stava giocando brutti scherzi.

Come per tranquillizzarsi, poggiò una mano sul ventre. Sperava che almeno loro stessero bene, che non sentissero la sua agitazione.

Stava forse facendo una pazzia? Non faceva altro che chiederselo da quando si era svegliata diverse ore prima. Le risposte non erano mai state così discordanti tra di loro, così contraddittorie e insicure.

No, quello che stava per compiere era sì un passo importante, ma non insolito per una coppia di lunga data.

Sì, erano troppo giovani per farlo, troppo spiantati, troppo tutto.

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