Capitolo 20 - Fire meet gasoline (Pt. 1)

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So come on

I'll take you on, take you on

I ache for love, ache for us

Why don't you come, don't you come a little closer?

So come on now

Strike the match, strike the match now

We're a perfect match, perfect somehow

We were meant for one another

Come a little closer

(Sia - "Fire meet gasoline")*

L'oscurità era già calata quando le porte della sede universitaria vennero spalancate, accompagnate da qualche schiamazzo e risata.

L'aria fredda di dicembre lo investì di colpo, mentre attraversava la soglia, finendo all'esterno del palazzo. Si strinse nelle spalle, arricciando il naso: l'inverno non gli era mai piaciuto particolarmente, e quel freddo lo faceva innervosire più di quanto non lo fosse già.

Alessio si tenne un po' distante dal resto del gruppo, che con aria festante aveva già preso ad intonare a Caterina una delle tante filastrocche da dedicare ai neo laureati. La osservò da distante, con la corona d'alloro poggiata sui capelli scuri, sorridente e con un pancione ormai prominente: sia lei che Nicola avevano temuto fino all'ultimo una qualche sorpresa, ma ormai, quasi alla fine del nono mese, la gravidanza sembrava procedere senza ulteriori intoppi. Caterina era perfino riuscita a rimettersi in piedi da più di un mese.

Incrociò le braccia contro il petto, avanzando solo di qualche passo, mentre la voce alta di Giulia giungeva fino a lui, mentre esortava Caterina ad avvicinarsi per leggere ad alta voce il proprio papiro, appiccicato momentaneamente su una parete laterale del palazzo. Si sentiva un po' in colpa verso Caterina, verso tutti loro, nel tenersi così in disparte e con un umore così nero, ma non poteva farci nulla: preferiva risultare assente, piuttosto che rovinare quel giorno di festa.

Per un attimo anche Alice entrò nella sua visuale, mentre si accostava a Caterina; distolse lo sguardo subito, come se si fosse bruciato gli occhi. Respirò rumorosamente, sbuffando appena. Non era decisamente dell'umore adatto per festeggiare.

Non si accorse nemmeno dei passi di qualcuno che gli si era avvicinato, nella direzione opposta a dove teneva lo sguardo fisso in quel momento:

-Come mai te ne stai qui da solo? Dovresti venire ad ascoltare, è divertente il testo del papiro che hanno scritto Giulia, Filippo e Nicola-.

-Credimi, è meglio se me ne resto qui-.

Evitò di voltarsi anche verso Pietro: non rientrava nemmeno lui tra le persone con cui avrebbe voluto parlare in quel momento. Non era mai una buona idea restargli vicino proprio nei momenti di debolezza, nei momenti in cui si sentiva vulnerabile e volubile. Voleva evitare di rendere le cose ancora più complicate di quel che già erano.

Pietro non disse nulla, e anche se non poteva vederlo, Alessio era sicuro avesse annuito silenziosamente, intuendo forse che era meglio non insistere.

-Spero non sia nulla di grave, in ogni caso- mormorò Pietro dopo alcuni secondi, con voce incolore. Alessio lo vide allontanarsi di nuovo, raggiungendo gli altri: non aveva provato ad insistere nemmeno una volta di più, restando lì solo per pochi minuti.

In fin dei conti, pensò Alessio, era meglio così. Era meglio così, anche se, una volta che Pietro se ne era andato, era tornato ad essere di nuovo solo, accompagnato solo dalla sua amarezza.

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