Capitolo 24 - Choices (Pt. 5)

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Aveva concluso quella frase con un sorriso malinconico, e in un certo senso Pietro pensò che quel tipo di sorriso gli si adattasse molto. C'erano lati di Fernando che ancora non conosceva, ma che sembravano nascondere del coraggio striato da un velo di malinconia che non se ne andava mai. Era qualcosa che non si notava subito, ma che Fernando lasciava trasparire in momenti fugaci.

-Quando avevo sedici anni mi sono reso conto per la prima volta di essere gay-.

Fernando era tornato a poggiare il capo contro lo schienale, e non stava guardando direttamente Pietro, come se stesse iniziando a raccontare più a se stesso che a lui.

-Era piuttosto palese anche prima, ma tra omofobia interiorizzata e paura di quel che avrebbero pensato gli altri non lo ammettevo nemmeno a me stesso. Così a diciotto anni mi sono trovato persino una ragazza- si lasciò andare ad una risatina priva di divertimento – Inutile dire che è durata poco ed è andata malissimo-.

A Pietro venne quasi da piangere nel rendersi conto quante cose, in realtà, loro due avessero in comune. Per Fernando non era più così, ma un tempo era stato esattamente come Pietro. Cominciava a capire come mai avesse intuito così tante cose di lui senza conoscerlo da molto tempo.

-Ho sofferto molto, non per causa sua, ma perché mi stavo imponendo qualcosa che mi faceva stare male- Fernando riprese a parlare, un po' più disteso – Non è stato tutto automatico, ovviamente, ma poco dopo la fine delle superiori decisi di parlarne con i miei genitori. Mi ricordo ancora perfettamente il momento: eravamo a Tarragona per le vacanze, come ogni estate da quando avevo cinque anni, l'età che avevo quando siamo venuti qui a Venezia. E gliel'ho detto. L'ho detto senza giri di parole, e mi sono sentito bene per la prima volta in vita mia-.

"Mi sentirei così anche io, se ci provassi?".

-E loro che ti hanno detto?- azzardò a chiedere Pietro, in ansia.

C'era qualcosa nell'espressione di Fernando che gli faceva supporre quale potesse essere la risposta, ma cercò di non essere troppo avventato nelle sue conclusioni. Il sorriso mesto di Fernando, però, sembrava parlare da solo.

-Niente-.

Fernando lo disse con una naturalezza tale, come se fosse ormai abituato a rispondere a quella domanda in quel modo, che fece ancor più tristezza a Pietro di quanto non lo avrebbe fatto un racconto drammatico.

-Assolutamente niente- disse ancora Fernando – Credo di aver cominciato ad odiare il silenzio da quel momento-.

"Il silenzio può fare male più delle parole, a volte".

-C'era qualcosa di stonato, e dalla loro mancata risposta avevo già capito che li avevo sorpresi-.

E nonostante tutto, nonostante il dolore che quelle parole lasciavano trasparire sebbene la voce calma di Fernando, Pietro chiese ancora:

-E poi?-.

Fernando lo guardò per la prima volta da quando aveva iniziato a raccontare:

-Secondo te perché vivo qua da solo?-.

Pietro non rispose, limitandosi a ricambiare lo sguardo con espressione attonita. Era tutto fin troppo intuibile.

-Nulla di tragico, in realtà- Fernando scosse il capo con lo stesso sorriso di sempre, come a voler tranquillizzare più lui che se stesso – Diciamo che non hanno mai detto nulla di omofobo esplicitamente, ma mi hanno fatto capire quanto mi rifiutassero con il silenzio. Era come se fossi sparito. Non hanno fatto nulla di eclatante, ma sono stati tanti piccoli gesti che alla fine mi hanno fatto capire che non avrei avuto il loro appoggio. Quando ho iniziato l'università hanno preferito pagarmi un appartamento dove starmene da solo, nella loro stessa città, piuttosto che farmi restare a vivere con loro-.

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