Capitolo 2 - Song to say goodbye (Pt. 1)

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You were mother nature's son

Someone to whom I could relate

Your needle and your damage done

Remains a sordid twist of fate

Now I'm trying to wake you up

To pull you from the liquid sky

'Cause if I don't we'll both end up

With just your song to say goodbye

My, oh my

(Placebo - "Song to say goodbye")*


Erano passati a malapena due giorni dalla serata passata all'appartamento di Giulia e Filippo, ed Alessio aveva la netta sensazione che quei due giorni appena trascorsi fossero stati tra i più difficili da vivere in tutta la sua convivenza con Pietro sotto lo stesso tetto.

Si erano rivolti la parola giusto il necessario, lasciando che per il resto del tempo ci fosse solo silenzio. Alessio doveva ammettere che quello dipendeva quasi totalmente da se stesso: troppa vergogna, troppa rabbia repressa, troppo tutto. Preferiva tenere la bocca chiusa e le giuste distanze, prima di rendere la situazione ancor più insostenibile. D'altro canto, Pietro non aveva fatto nulla per venirgli incontro: doveva aver intuito la sua volontà, accettandola con un muto assenso che lasciava trasparire con un'implicita malinconia che Alessio riusciva a leggere sul suo volto tirato.

Ciò che lo rassicurava in parte era che Pietro non sembrava arrabbiato per l'ultimo scambio di parole con Giada; al massimo poteva essere deluso, Alessio ne era sicuro, ma non irato o offeso. Non era certo Pietro ad esserlo, tra loro due.

Alessio si alzò dal letto, tirando un sospiro lungo: la sessione invernale era appena iniziata, nulla di strano quindi che quella giornata fosse la prima di un periodo in qui si sarebbe ritrovato a condividere la casa tutto il giorno da solo con Pietro.

In realtà non avevano passato molte ore insieme: avevano pranzato insieme, ma per  tutta la mattina ognuno era rimasto in stanze separate. Ora che il pomeriggio era appena iniziato, Alessio non aveva idea di che stesse facendo Pietro: poteva essere in camera sua a studiare, o in salotto a non fare nulla di preciso. Escludeva solamente il fatto che potesse essere uscito: lo avrebbe comunque avvisato, e poi la bufera di vento e pioggia che si stava scatenando fuori di certo non era invitante per fare una passeggiata.

Non sapeva bene cosa avrebbe dovuto fare in quel momento, in piedi davanti alla porta della sua stanza, chiusa e che gli impediva di vedere all'esterno.

In realtà sapeva cosa doveva fare, ma forse quello che gli mancava per farlo era proprio il coraggio.

Il coraggio di dare la notizia del suo trasferimento a Pietro, il coraggio per guardarlo in faccia nel dirgli che non ce l'aveva fatta a dirglielo prima, il coraggio per lasciarlo andare.

Alessio portò la mano alla maniglia, tirandola giù e spingendo la porta; gli ci vollero vari attimi prima di decidersi a fare il primo passo fuori nel corridoio, e prima di farne un secondo, un terzo ed un quarto.

Vagava per l'appartamento senza nemmeno sapere dove fosse Pietro: non seppe se tirare un sospiro di sollievo o se sentirsi ancor più agitato, quando una volta arrivato in salotto lo trovò subito. Era steso sul divano, gli occhiali che usava per leggere che gli donavano quell'aria da intellettuale che solitamente non aveva mai, e le braccia alzate sopra il viso, nel tentativo di reggere Il giovane Holden.

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