Non faticava a leggerle in faccia la delusione e la stanchezza di aspettare qualcosa che, forse, non sarebbe mai accaduto. Gli sembrava di vederla appesa ad un filo, in procinto di spezzarsi, mentre lui se ne rimaneva a guardare, inerte ed indifferente.
-Non mi vergogno. Ho solo bisogno di tempo- Pietro si decise finalmente ad alzare lo sguardo, l'espressione dura del volto. Cominciava a sentirsi sempre più in colpa e spazientito, e tutto ciò che avrebbe voluto sarebbe stato interrompere quella discussione inutile.
Giada sbuffò nuovamente, stropicciando tra le mani il proprio tovagliolo, prima di ributtarlo sopra il tavolo in malo modo:
-Hai ventitré anni, Pietro, stiamo insieme da due anni! Quanto tempo ancora ti servirà?-.
Pietro cercò di ragionare più a mente fredda possibile: non dava tutti i torti a Giada, effettivamente rimandava da troppo tempo l'incontro tra lei e la sua famiglia. Forse perché, in tutto quel tempo, una parte di sé aveva sempre sperato di riuscire a lasciarla prima di arrivare ad un punto simile.
Ora, invece, doveva cercare perlomeno di mediare, di tranquillizzarla. E doveva cercare di restare calmo lui per primo.
-Nei prossimi mesi ti presenterò alla mia famiglia, giuro. Ma per la convivenza ... – Pietro finalmente parlò di nuovo, all'apparenza calmo, ma in realtà teso come una corda di violino – Davvero dobbiamo pensarci ora? Vorrei almeno finire l'università, prima-.
-Mi stai chiedendo di aspettare almeno un anno?-.
Pietro annuì, e Giada sembrò realmente pensarci su. Forse nemmeno a lei dispiaceva aspettare ancora un po' per un passo del genere, e forse quello poteva essere il giusto compromesso.
In quegli attimi Pietro sperò che accettasse quella proposta, almeno per il momento.
-Un anno ancora. Poi ne riparleremo più seriamente- promise di nuovo, sperando di convincerla veramente. Giada rimase in silenzio ancora qualche attimo, prima di tornare a guardarlo con un'espressione indecifrabile:
-Va bene. Se ti serve altro tempo, ne parleremo in un altro momento-.
I muscoli di Pietro si rilassarono, e anche il cuore smise di battere più velocemente. Si sentì subito meno sotto pressione e meno in trappola, nel sentire Giada dire quelle parole.
Aveva ancora un po' di tempo per riuscire a capire cosa fare. Si chiese solamente se, in ogni caso, sarebbe riuscito a capirlo davvero.
*
Our lives are made
In these small hours
These little wonders
These twists and turn of fate
Caterina prese un sospiro profondo, chiudendo per un attimo gli occhi ad una fitta particolarmente dolorosa che le attraversò la fronte. Sperò ardentemente che il mal di testa se ne andasse in fretta, anche se nutriva qualche dubbio a tal proposito: l'idea di passare il resto della serata con quei dolori non la allettava per niente.
Si guardò ancora una volta allo specchio, osservando la propria immagine riflessa: non era particolarmente pallida, e a prima vista nessun segno visibile lasciava trapelare il suo malessere. Sbuffò ancora una volta, prima di prendere dalla piccola mensola sopra il lavandino il blister della pillola: ne prese una, come aveva fatto poco prima con un antidolorifico, tenendola stretta nel palmo della mano. La mise subito in bocca, prima di buttarla giù con una sorsata d'acqua presa dal bicchiere che teneva saldo nell'altra mano. Finì di bere, e subito dopo se ne andò a stendersi sul materasso in camera da letto, tirando l'ennesimo sospiro.
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Walk of Life - Growing
RomanceLa vita da ventenni è tutt'altro che semplice, parola di sei amici che nei venti ormai ci sguazzano da un po'. Giulia, che ha fin troppi sogni nel cassetto ma che se vuole realizzarli deve fare un passo alla volta (per prima cosa laurearsi) Filippo...