Capitolo 5 - You can look back, but don't stare (Pt. 3)

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Non ci impiegò molto ad arrivare davanti alla porta socchiusa; gettò un'occhiata all'interno, trovando Alessio seduto alla scrivania e girato di spalle. Immaginava stesse studiando – o perlomeno che ci stesse provando, o che semplicemente stesse facendo finta di farlo-, anche se non poteva dirlo con certezza. Lo sentì sbuffare piano tra sé e sé, la mano destra che sembrava tenere una penna in mano, e con la quale sembrava star scrivendo qualcosa su qualche foglio.

Pietro si schiarì la gola, prima di aprire maggiormente la porta e fermarsi sulla soglia. Alessio apparentemente non reagì a quel segnale della sua presenza: rimase girato, in rigoroso silenzio. Non sembrava minimamente interessato a ciò che gli stava accadendo intorno.

-Ti disturbo?- Pietro tentò di nuovo, in maniera più diretta. Se già l'inizio doveva essere così ostico, non osava immaginare cosa sarebbe potuto succedere da lì in poi.

-Se anche ti dicessi di sì te ne andresti?-.

La voce di Alessio era parsa chiara e fredda, senza farsi attendere troppo nel dargli quella risposta sarcastica e infastidita allo stesso tempo.

-Credo proprio di no, quindi facciamo finta che non stai affatto disturbando-.

Non si era ancora girato, nemmeno per guardare Pietro in faccia per pochi secondi, continuando a scrivere e girare fogli come se nulla fosse.

Pietro incassò il colpo senza sapere che altro dire. Era evidente che c'era qualcosa che non andava – come era prevedibile-, ma non si era nemmeno del tutto aspettato una reazione simile.

-Stai studiando?- si morse il labbro inferiore, deciso a ignorare la provocazione dell'altro e tentare di riportare il dialogo ad una certa serenità.

Alessio non doveva essere dello stesso avviso:

-Fa qualche differenza?-.

-Possiamo parlare civilmente? E in modo serio?- sospirò Pietro, la tensione che già cominciava a farsi sentire anche per lui. Conosceva già la risposta a quella sua domanda: non vi era nessuna premessa positiva in tutto quello, e no, di certo non poteva pensare che il prosieguo sarebbe stato anche solo lontanamente civile e senza tiri mancini. La risposta di Alessio non arrivò, nemmeno dopo vari attimi. Sembrava aver deciso definitivamente di ignorarlo, e a quell'impressione Pietro non riuscì a trattenere uno sbuffo sonoro. Alessio sembrava del tutto intenzionato a rendergli le cose ancor più difficili di quel che già erano.

-Mi vuoi parlare, cazzo?- sbottò stizzito Pietro, alzando la voce e cercando inutilmente di controllare il nervoso. Cominciava già a perdere il controllo, ed erano solo all'inizio.

Alessio si bloccò di colpo, pur restandosene in silenzio anche stavolta. Pietro lo vide posare sulla superficie della scrivania la penna che teneva in mano, i fogli sparsi in disordine finalmente lasciati stare.

Si girò finalmente verso Pietro, lo sguardo duro negli occhi azzurri  e i tratti del viso tesi che lasciavano ben pochi dubbi su come avesse preso la notizia di Giada.

-Sei tu che devi dirmi qualcosa, non il contrario-.

Pietro rimase spiazzato, sbigottito e in completa balia dello sguardo duro e freddo che Alessio gli stava rivolgendo. Riusciva a percepirne tutta la rabbia solo guardandolo in viso, e non riusciva a capire se fosse dovuta al fatto di non avergli detto nulla per mesi di Giada, o se fosse per qualcosa che ancora non era riuscito a capire.

-Posso spiegarti tutto- farfugliò, ben consapevole che a poco sarebbe servito cercare di calmarlo. Lo sbuffo che arrivò da Alessio confermò ciò che già immaginava.

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