Capitolo 3 - Do I wanna know? (Pt. 1)

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L'aria gelida di inizio gennaio non se ne andò nemmeno nei giorni a venire. Il sabato pomeriggio di quel weekend invernale si presentava grigio e monotono esattamente come le giornate che lo avevano preceduto, il cielo nuvoloso e spento intervallato solo dalla pioggia.

Quell'atmosfera non faceva altro che ricordarle l'Inghilterra: puntando gli occhi in alto, in quel freddo pungente, ad Alice poteva quasi sembrare di ammirare il cielo di casa sua. Tornando con lo sguardo a terra, però, riusciva a cogliere ogni differenza che poteva esserci tra il paesaggio di Venezia e quello di Liverpool. L'inverno le faceva sempre tornare quella nostalgia dolce e struggente per la città in cui era nata e in cui aveva passato l'infanzia, pochi anni rispetto a quelli passati poi a Londra. In mezzo a tutto quel grigiore poteva fare finta, almeno per qualche secondo, di essere tornata in Gran Bretagna, di star calpestando il suolo inglese che, in certi momenti, le mancava quasi quanto l'aria. E poi si guardava intorno, e le calli e i vaporetti del porto di San Marco le ricordavano inevitabilmente che quello dove si trovava non era l'Albert Dock di Liverpool. Si sentiva disorientata e confusa, come un viandante perso in mezzo ad un bosco di montagna, ma era un sensazione che durava poco: dopo anni che viveva in Italia ci aveva fatto l'abitudine, e sapeva come gestire quell'ansia e la malinconia tipiche di quel periodo.

Alice tirò un sospiro profondo, lanciando velocemente un'occhiata verso Alessio: sembrava non averlo destato minimamente, non rischiando così domande riguardanti quel suo sospiro sconsolato.

Non sapeva bene che le stava prendendo in quel periodo. Alla nostalgia di casa si era aggiunta l'agitazione per la convivenza – più si avvicinava la data prevista per il trasferimento definitivo di Alessio, più si sentiva euforica e ansiosa allo stesso tempo-, e mille altri dubbi e insicurezze che mai prima di quel momento le erano parsi degni di attenzione.

E – doveva ammetterlo, per quanto la facesse sentire inquieta- l'umore di Alessio non la aiutava. Forse perché nell'ultima settimana, e soprattutto negli ultimi tre giorni, era più irritabile, nervoso, scostante e chiuso in se stesso.

Alessio non lo aveva ammesso apertamente, e probabilmente non lo avrebbe mai fatto, ma ad Alice erano bastati tre secondi per collegare quel suo umore nero a Pietro. L'aveva capito subito dopo che Alessio le aveva detto di avergli parlato del suo trasferimento, e del litigio che ne era conseguito. Era talmente evidente che non servivano altre spiegazioni. Lo era dalla telefonata di due settimane prima, quando l'aveva a malapena ascoltata.

D'altro canto, era sempre stato così: Pietro rimaneva sempre l'unico a tirar fuori il meglio e il peggio di Alessio,  a farlo arrabbiare fino a scoppiare, a farlo riflettere e fargli capire i suoi errori. A farlo soffrire silenziosamente, lontano da tutti e tenendosi dentro tutto.

Alice si guardò intorno, cercando di distogliere la mente da quelle considerazioni; le luci dei negozi la abbagliavano, costringendola a strizzare gli occhi per non rimanere accecata.

Era stato quasi un miracolo essere riuscita a trascinare Alessio fuori dall'appartamento: erano tre giorni che si rifiutava categoricamente di uscire, se non per andare a lezione, rimanendo solo in casa con Pietro. E alla fine, quando Pietro stesso quel pomeriggio era uscito con Giada, Alessio aveva finalmente accettato la proposta di Alice. Forse un po' controvoglia, ma l'aveva fatto.

In quel centro commerciale di Mestre erano sempre andati spesso, negli ultimi due anni. Era il posto ideale per passare qualche ora insieme, stando al caldo in un posto chiuso ed evitando l'aria gelida tipica di quelle giornate invernali.

Alessio non aveva quasi spiccicato parola da quando erano usciti di casa: in auto si era limitato ad accendere la radio per rendere il silenzio meno pesante, e anche una volta arrivati, nonostante tutti gli sforzi di Alice, non aveva parlato più di tanto. Sembrava perso in un altro mondo, distante da chiunque e impossibile da raggiungere.

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