Capitolo 11 - Runaway (Pt. 3)

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Paper bags and angry voices

Under a sky of dust

Another wave of tension

Has more than filled me up

All my talk of taking action

These words were never true

Now I find myself in question

Guilty by association

(Linkin Park - "Runaway")*



Nicola si spinse dentro all'androne del palazzo giusto poco prima che la pioggia si intensificasse ancor di più. Lasciò che il portone si richiudesse alle sue spalle, e senza attendere oltre si avviò verso il corridoio dove si trovava l'appartamento verso il quale era diretto.

Era quasi senza fiato, e fu un sollievo e un tormento allo stesso tempo per lui, quando finalmente si fermò davanti alla porta agognata: il fiato cominciò a tornargli, in respiri profondi, ma restandosene fermo troppo a lungo i brividi di freddo lo colsero immediatamente. Aveva i vestiti completamente bagnati, così come lo erano i capelli, appiccicati alla fronte. Aveva corso lungo la strada per fare il prima possibile, ma non aveva potuto evitare di beccarsi ogni singola goccia di pioggia che era caduta fino a quando non si era rifugiato in quel palazzo.

Trovandosi lì davanti a quella porta per la prima volta da quando aveva deciso di recarsi fino a lì, attraversando mezza Venezia sotto la pioggia, venne colto dal dubbio. Non aveva idea se ci fosse qualcuno in casa, né aveva idea di come avrebbe reagito lui nel trovarselo lì di fronte. Non sapeva nemmeno bene come avrebbe potuto spiegargli la sua presenza lì, né sapeva se sarebbe davvero riuscito a sfogarsi almeno in parte.

Rimase ancora un po' a fissare la superficie liscia e lucida del legno della porta, ancora indeciso se restare o andarsene via. Ma dove poteva andare? Non aveva ancora il coraggio e la convinzione sufficienti per tornare a casa, non ancora, non subito. Doveva prima assolutamente parlare con qualcuno, o gli sarebbe scoppiata la testa.

Nell'impulso del momento bussò contro la porta, abbastanza forte per poter farsi sentire.

Attese qualche altro secondo, in cui meditò ancora se andarsene o no. Alla fine, prima che potesse prendere una decisione definitiva, la porta si aprì, dissipando ogni sua esitazione.

Nicola rimase ad osservare l'espressione stupefatta di Alessio senza dire nulla: in una qualsiasi altra occasione vederlo così, gli occhi spalancati e sorpresi in un'espressione più comica che altro, lo avrebbe fatto ridere. In quell'istante, invece, si sentiva solo piccolo e meschino.

-Nicola!- esclamò Alessio, ricomponendosi subito e cercando di mascherare quella sua espressione di sorpresa subito dopo – Ciao, io ... Non mi aspettavo di trovarti qui-.

Nicola non poteva saperlo con certezza, ma ebbe la netta sensazione che Alessio sapesse benissimo quello che poteva essere successo tra lui e Caterina. Probabilmente non sapeva che avevano discusso, che lui se ne era andato di casa per quel motivo, ma era quasi certo che sapesse della gravidanza. Gli occhi di Alessio dicevano molto di più di quanto non avrebbe mai potuto dire a voce.

-Ti disturbo?- chiese Nicola, parlando lentamente. Faticò ad articolare quelle parole, la voce che sembrava venirgli a mancare proprio nel momento in cui gli serviva di più.

Alessio fece segno di diniego, ricambiando lo sguardo di Nicola con uno angosciato.

-Devo parlarti- proseguì, abbassando il capo – Ho bisogno di parlare con qualcuno-.

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