Capitolo 20 - Fire meet gasoline (Pt. 5)

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-Che ore sono?- Alessio parlò con voce rauca e bassa, talmente tanto che si sorprese nel rendersi conto che Pietro aveva capito ciò che aveva appena chiesto:

-Sono quasi le dieci-.

Pietro sembrava rifuggire il suo sguardo, ma Alessio non si soffermò troppo su quel dettaglio. Preferì lasciarsi cadere su una sedia, mollemente, gli occhi di nuovo chiusi e il mal di testa che gli rendeva difficile concentrarsi su qualsiasi cosa.

-Ti preparo un the caldo- borbottò di nuovo Pietro, camminando velocemente da una parte all'altra della cucina – Hai fame? Vuoi qualcosa da mangiare?-.

-No, grazie. Ho lo stomaco sottosopra-.

Alessio lo sentì aprire e richiudere un'anta di una credenza, probabilmente intento a recuperare tutto ciò che gli sarebbe servito per preparare del the.

Rimasero in silenzio per diversi minuti. Pietro se ne rimase in piedi, accanto al fornello, in attesa che l'acqua per il the fosse abbastanza calda, ed Alessio non si mosse dalla sedia su cui era crollato.

Non ricordava di un'altra volta in cui si era ridotto così male. Doveva aver bevuto senza freni, e si ripromise, in un futuro non ben precisato, di non rifare lo stesso errore. Doveva darsi una calmata, anche nei momenti peggiori.

-Ti senti meglio, almeno? Questa notte eri ridotto davvero uno straccio- la voce di Pietro risuonò tra le pareti della cucina, apprensiva e a tratti esitante. Alessio si sarebbe aspettato, dopo una domanda del genere, di ritrovarselo accanto, magari con una mano posata sulla sua spalla; Pietro, invece, non si era minimamente avvicinato. Se ne era rimasto fermo esattamente dove si trovava, a tratti lanciandogli solo occhiate timorose che Alessio colse e che non riuscì ad interpretare.

-Me la caverò-.

Sperava di poter rimettersi in sesto entro poche ore, nonostante quella mattina già stesse per finire piuttosto malamente.

Si chiese come mai nessuno gli avesse impedito di bere così tanto. La sua memoria cominciava a risultare inaffidabile solo dopo la breve conversazione avuta con Pietro durante la cena, dopo che Alice se ne era andata. Ma poi, cos'era successo? Si era allontanato a sua volta, per restarsene in pace e da solo?

Si sforzò per ricordare qualcosa, strizzando gli occhi in un gesto automatico. Ricordava solo vaghe immagini del locale della notte prima, lontane come se fossero scene appartenenti più ad un film che alla sua stessa memoria. Ricordava la gente, tutta la gente che c'era lì dentro, il caldo a tratti asfissiante e la musica che lo assordava.

E ricordava Pietro. Pietro che lo portava da qualche parte, nello stesso locale, da qualche parte che non ricordava con precisione.

Cercò ancora nella sua memoria, piena di falle e forse troppo inaffidabile, senza riuscire a far emergere altri dettagli. Per quel che ne sapeva, quel che gli sembrava di ricordare poteva essere solo un sogno, la sua immaginazione mischiata a ciò che era realmente successo la sera prima.

-Ero davvero messo così male?- domandò Alessio, senza riuscire a trattenersi – Voglio dire ... Ho bevuto troppo?-.

Sentì Pietro tirare un sospiro, con fare desolato:

-Hai bevuto, sì. Parecchio-.

-E sono stato male-.

-Hai vomitato poco dopo che siamo arrivati qua- spiegò Pietro, prima di respirare nuovamente a fondo e lasciando perdere il fornello: si sedette sulla sedia accanto a quella di Alessio, finalmente guardandolo direttamente in viso. Alessio lo vide insolitamente agitato, disorientato:

-Non ti ricordi niente di stanotte?-.

Gli occhi neri di Pietro sembrarono quasi brillare speranzosi, ma ad Alessio non rimase altro che scuotere la testa, sconfortato:

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