Capitolo 35 - Ghosts (Pt. 2)

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Immaginò per un attimo come sarebbe potuto essere dire la verità a Nicola e Filippo – coloro che lo conoscevano da più tempo di tutti, coloro che ormai considerava due fratelli, anziché due amici-: era piuttosto sicuro che non si sarebbero aspettati di sentirsi dire che era difficile convivere e fingere di amare una donna, quando invece era un uomo accanto ciò che avrebbe voluto di più.

Non aveva nemmeno idea di come l'avrebbero presa. Quasi si pentì di non aver mai nemmeno provato a sfiorare l'argomento con loro: in quel frangente, avere almeno un'idea parziale di come avrebbero potuto reagire, l'avrebbe fatto sentire meno insicuro. Forse anche meno sbagliato. E basarsi unicamente su come si comportavano nei confronti di Alessio non gli era sufficiente.

Eppure, per quanto liberatorio potesse sembrare l'idea di un coming out fuori programma, si ritrovò ad ammettere a se stesso che non avrebbe potuto sopportare un rifiuto anche da parte loro. Non quando aveva più bisogno del loro aiuto.

-Certe differenze inconciliabili. Certe cose che ci portano distanti, e non è possibile che sia altrimenti... - borbottò, potando una mano alla tasca del cappotto, cercando svelto il pacchetto di sigarette – Voglio solo dire che non so come comportarmi. Mi interessa solo di mio figlio, in questo momento-.

Sfilò il pacchetto dalla tasca, aprendolo per afferrare una seconda sigaretta. Sperò di non aver reso troppo visibile agli occhi di Filippo e Nicola il tremore delle proprie mani.

-Rimango solo per lui, nient'altro-.

Tentò di ricacciare indietro le lacrime che gli erano spuntate agli angoli degli occhi. Cercava di pensare il meno possibile a suo figlio – o figlia, ancora non lo sapeva-, perché il senso di colpa nei suoi confronti era fin troppo grande da sopportare. Riusciva ancora a venire a patti con ciò che stava facendo a Giada, e anche con l'illusione che aveva dato a Fernando, ma suo figlio era sempre su un altro piano. Sapeva che difficilmente si sarebbe mai perdonato per ciò a cui lo stava condannando a sua volta.

-Adesso lo senti come un sacrificio, ma quando nascerà ti renderai conto che ne sarà valsa la pena- Filippo gli dette una pacca incoraggiante sulla spalla, che però in Pietro sortì ben poco effetto.

-A meno che le cose con Giada non peggiorino nel frattempo- sospirò Nicola, lo sguardo perso in direzione del canale – A volte è meglio avere genitori separati e vivere serenamente, che averli insieme e costantemente sull'orlo di farsi guerra. Sappiamo tutti com'è andata con il padre di Alessio-.

Lo sapevano tutti bene, non c'era nemmeno il bisogno di confermarlo. Pietro si era chiesto a lungo se, un giorno, dopo anni passati a crescere suo figlio con Giada, si sarebbe ritrovato ad odiare la sua vita esattamente come doveva averla odiata Riccardo Bagliore.

-Non voglio essere quel tipo di padre- mormorò, più a se stesso che a Nicola e Filippo.

Non lo voleva essere, non voleva diventarlo, ma quell'ombra di timore rimaneva sempre lì, appena sotto la superficie. Il fantasma di se stesso – il Pietro che, invece, aveva avuto abbastanza coraggio per abbandonare quella vita falsa e limitante- continuava a non andarsene, in nessun momento.

*

So I play along

I nod my head when they say I'm wrong

But each night falls and away I run

On the other side 'till the daylight comes

(Mike Shinoda - "Ghosts")*

Era passato diverso tempo dall'ultima volta in cui aveva preso il treno. A ben pensarci, era passato diverso tempo in generale dall'ultima volta in cui era tornato a Villaborghese, e se non ci fossero stati eventi più grandi a costringerlo a compiere quel viaggio, probabilmente lo avrebbe ritardato ancor di più.

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